Una volta tanto mi trovo d’accordo (mi accade raramente a dire il vero) con Marco Travaglio nel suo editoriale sul Fatto relativamente alla decisione dei M5S di sottoporre la decisione sulla richiesta di processo al vice premier alla piattaforma online del movimento. Mi pare una scelta assurda per una serie di argomentazioni.
Anzitutto non suona affatto come la disponibilità a coinvolgere la base nella decisione, ma bensì come una fuga dalla proprie responsabilità. È evidente che il movimento si trovi in una posizione assai scomoda, giacché qualunque decisione prenderà rischia di avere effetti collaterali importanti: se dice no al processo tradisce di fatto la storia e la prassi che il movimento ha adottato nel tempo e che sarà difficile da far digerire soprattutto all’ala dura del proprio popolo; se dice si, il rischio è di aumentare l’instabilità, già assai elevata, del governo, compromettendo il rapporto fiduciale con l’alleato di governo. Insomma, comunque vada, saranno grane. Ecco quindi la facile via di fuga: scaricare sul voto online l’uscita da questo cul de sac, dietro i quale i dirigenti del M5S potranno nascondersi in entrambi i casi.
Il secondo elemento secondo me incomprensibile è la scelta di demandare una decisione così importante a persone che, inevitabilmente, voteranno un po’ “a pancia” e un po’ “a pelle” sull’argomento, senza avere una vera cognizione di causa di quello che si sta dibattendo. In fondo chi di coloro che si esprimeranno hanno avuto la reale possibilità di leggere tutte le carte, di studiare il caso, di capire che cosa esige la legge e la prassi parlamentare? Temo nessuno, sicché tale voto rischia di avere lo stesso peso del televoto di Sanremo e di Amici. Perché ciò che rende democratico un voto non è la semplice espressione di una volontà (anche un dado tirato un aria esprime una scelta…) ma l’espressione di una volontà consapevole, formata e espressa in coscienza. Tutte cose che un semplice voto online con un click non permette in alcun modo.
E poi resta indecifrabile è la decisione di dare a giorni alterni la parola ai militanti: perché lo si fa oggi ed esempio non per la legge sull’immigrazione o sulla legge di bilancio? Secondo quali criteri si coinvolgono le persone a prendere decisioni di governo? Se deve essere democrazia diretta (cosa che io non auspico) allora lo sia su tutto… altrimenti la sensazione che si trasmette è che sia solo una comoda foglia di fico per nascondere il proprio imbarazzo..
Confesso la mia perplessità su questa tanto elogiata pratica democratica, che, nei fatti, di democratico finisce per avere molto poco, se non la falsa percezione di partecipare a giochi, che, in realtà, avvengono sopra le proprie teste.