La fatica gode sempre di una strana “alleata”: l’esperienza della solitudine. Ogni sforzo ed ogni sofferenza ci mettono sempre di fronte a quella brutta sensazione di essere da soli, di dover affrontare quell’ostacolo che ci sta di fronte in perfetta solitudine. Di fronte ad una sfida, ad un compito, ad una scelta da prendere o ad un problema da risolvere, emerge con chiarezza (e con ferocia) la percezione di essere soli con noi stessi. In certe occasioni la vicinanza degli altri giunge sino alla soglia del nostro animo: oltre quel valico essi non possono andare e ciascuno di noi rimane solo con se stesso, costretto a combattere la propria battaglia in solitudine ed isolamento.
È fastidioso questo sentimento perché è come se ti mettessero delle palle ai piedi proprio nel momento esatto in cui ti servono tutte le tue energie: avresti bisogno di molto aiuto, di supporto e pure di confronto, ed invece ti ritrovi lì, a guardarti allo specchio, solo come un cane, per trovare la strategia migliore per venirne fuori.
In fondo va davvero così: la fatica ci da sempre la misura della nostra irripetibile individualità, del modo singolare con cui sentiamo il mondo, con cui soffriamo le cose ed entriamo in lotta con esse. A volte è un sentimento un po’ esagerato, che tende a enfatizzare oltremisura il senso del nostro isolamento. Spesso nessuno di noi è così solo quanto pensa di essere. Ciononostante quella percezione affiora come un dato ineludibile e pure un po’ salutare: ci sono momenti in cui la vita va presa di petto e a muso duro, contando solo sulle proprie forze e affidandosi solamente al proprio istinto e alla propria buona stella.