zampilli dal profondo

Carlo è un tipo ricco e profondo, acuto e sensibile, con uno sguardo sulle cose della vita mai banale, ma sempre originale e curioso. Ahimè, tra le molte doti che scopri nella sua persona, la parola non è tra quelle date in abbondanza: Carlo è spesso taciturno, introverso per natura e sospettoso per carattere. Pronuncia le parole come fossero preziose perle estratte a fatica dalla loro conchiglia. Ne dice poche di parole, sempre timide, sempre meglio una di meno che una in più

Del suo ricco mondo interiore dice ancora meno: custodisce tutto come dentro una cassaforte la cui combinazione è nota davvero a pochi. Sicché intuisci i suoi pensieri ed i suoi sentimenti da frammenti di parola che emergono inconsapevolmente qua e là, come passeri scappati di fortuna dalla voliera.

In quel poco di comunicazione che esprime Carlo è sempre molto asciutto, diretto e tagliente come una lama appena affilata. Non conosce i giri di parole, le perifrasi, le allegorie o le similitudini; il termine “diplomazia” non appartiene al tuo vocabolario. Ciò che va detto va detto. Così, in modo un po’ brutale e scarno, profondo ed incisivo, senza mitigazioni di sorta. riguardi e cautele.

È questo quel che fa di Carlo a un amico straordinario e prezioso, uno di quelli da tenere vicino in ogni situazione e da consultare per ogni questione.

Eppure, benché le sue parole abbiano un peso specifico alto che con il tempo e la frequentazione impari ad apprezzare, questa sua reticenza a dire talvolta gli si rivolta contro. Essa diventa un ostacolo soprattutto quando il contenuto della comunicazione è la sua stessa vita. Per uno che sente le cose con così tanta intensità, non poter esprimere appieno quello che bolle dentro talvolta può diventare un vero problema. Gli accade così che tutto sussulti dentro senza che abbia la possibilità di condividere, capire, illuminare e razionalizzare. Ciò che resta “non detto” ribolle come un magma incandescente in attesa di trovare un varco verso il cielo

Ecco perché trovo che il regalo più bello che si possa fare a Carlo è quello di regalargli delle parole: parole, non da dire, ma da ascoltare, accogliere e onorare. Quando misteriosamente alcune parole importanti sfuggono dalle sue labbra, beh, ecco lì capisci che è avvenuto il miracolo, che si è fatta una breccia e che sia aperta una via. Solo in quei momenti, anche se da molto lontano, intuisci la bellezza del mare che Carlo custodisce dentro, della profondità delle sue acque e della loro limpidezza e purezza.

Dare parola è dare vita e permettere a ciascuno di attingere a quel bacino di senso che si porta dentro.


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