E così alla fine rientriamo in lock-down: da domani tutto chiuso, tutti in casa.
Sembra tanto un déjà-vu, un salto indietro di qualche mese quando, improvvisamente, ci trovammo chiusi in casa senza neanche accorgercene. Stavolta è stato un po’ diverso: dopo la sospensione estiva in cui abbiamo assaporato un po’ di normalità, è stata un discesa veloce ed inesorabile. Sapevamo bene quale potesse essere l’esito finale ed ahimè i peggiori pronostici si sono avverati.
È che adesso affrontare questo deserto sarà più duro di prima: manca l’adrenalina della prima volta, l’entusiasmo che accompagna ogni nuova impresa, l’euforia che, anche nella tragedia, sostiene la prova. Ora è un po’ come assaggiare la minestra scaldata: sai bene cosa ti attende, il sapore è sempre quello e non è dei più stuzzicanti. Entriamo poi una stagione fredda e buia, anche questo non è un fattore da sottovalutare. Il freddo, il buio già tendono a ridurre i contatti sociali; la pandemia penserà a fare il resto.
Entro in queste prima settimana di lock-down con la percezione che il mio mondo si stia ulteriormente restringendo: i contatti diminuiscono, gli incontri si fanno rari, i ritrovi un miraggio, le vicinanze un sogno. Tutte quella bella rete di relazioni, amicizie, conoscenze è come se venissero congelate in attesa di tempi migliori. Il tuo mondo diventa piccolo piccolo, ristretto al minimo essenziale, popolato solo dagli affetti più stretti e da quelle amicizie a cui ti aggrappi con i denti. Che peccato: di quante persone perderai le tracce, quante altre spariranno dal tuo orizzonte. Tanti fili che di spezzano, tanti legami che di affievoliscono, tanti contati che si indeboliscono…
Mi chiedo: chissà come sarà il mio mondo una volta che tutto questo sarà finito; chi ancora ritroverò dentro il recinto dei miei affetti, chi ne farà ancora parte?