Veniamo al mondo da soli e lasciamo questa terra da soli. In fondo la solitudine è un tratto caratteristico dei momenti decisivi della nostra vita, per lo meno di quelli che riguardano l’inizio e la fine della nostra esistenza, gli attimi in cui tutto ebbe inizio ed in cui tutto avrà compimento.
La solitudine non è isolamento, non è emarginazione o separazione. Essa ha a che vedere più con quel mistero di unificazione, di concentrazione del soggetto, con quella dimensione che Martin Buber chiamerebbe il versante personale e soggettivo della trama io-tu. Quell’io, quella solitudine, custodiscono, come un mistero, tutti i tu con cui l’io è entrato in relazione e attraverso i quali si è costituito. Dunque la solitudine non è luogo dell’abbandono o del deserto, ma esperienza della presenza dell’io a se stesso, luogo in cui il soggetto patisce sé ed il mondo in cui abita.
Forse, a ben vedere, la solitudine non è un tratto accidentale della nascita, una sua caratteristica contingente o marginale. Se è vero che sperimentiamo la solitudine quando nasciamo a questo mondo e quando nasciamo all’eternità, è altrettanto vero che ogni nostra piccola o grande nascita sono segnate indelebilmente da questo tratto. Addirittura di più: mi chiedo se la solitudine non sia il sintomo più palese e affidabile della presenza di una nascita, l’indicatore che qualcosa di nuovo sta venendo al mondo, il segno evidente di una nuova generazione.
Come dire: gli attimi in cui ci sentiamo soli sono forse quelli che anticipano l’avverarsi di cose nuove, quelli che propiziano la nascita di nuove consapevolezze, nuove storie, nuovi progetti e nuove speranze.
Forse, e lo dico anzitutto a me stesso, dovremmo imparare a disperare meno delle nostre solitudini, di quegli attimi in cui percorriamo da soli un tratto irto di strada, di quelli in cui la compagnia delle persone sui fa più rada, di quelli in cui gli incontri diventano più saltuari ed occasionali. Forse, ogni solitudine è grembo di nuova vita, che, con fatica, viene al mondo per gettare nuova luce sulla nostra esistenza. Lo spero per me e per voi…