Già che non ha usato molti giri di parole per esprimere il suo dissenso verso il recente pronunciamento del Dicastero vaticano per i laici: “Amici Vaticani: se non potete giocare al gioco, almeno non fate le regole. Scopate amici, scopate più che potete (se vi va). Che la vita è troppo breve per ascoltare il Vaticano”. Parola di Fedez.
Ora, non è che voglio commentare ogni esternazione del noto cantante, che, per me, può dire quello che vuole. Però come genitore ed educatore sono interessato al “rumore di fondo” che queste affermazioni creano, alla mentalità che alimentano e alla cultura che, volente o nolente, tendono a produrre.
Partiamo dal presupposto che si può parlare di tutto e criticare tutto, anche le affermazioni del dicastero che, grazie a Dio, non sono oggetto di fede (tant’è che hanno creato osservazioni e dubbi anche all’interno del mondo teologico cattolico). Non è qui il punto che mi interessa. Ci possiamo misurare con quelle affermazioni, discutere se il valore della castità (che resta un bene da promuovere perché è la capacità di non ridurre l’altro ad un oggetto del nostro desiderio) trovi la sua migliore traduzione e concretizzazione nell’astenersi dai rapporti sessuali. Parliamone, discutiamo, ma mi pare poca cosa ridurre il tutto a “fate sesso (se vi va)”, godetevi la vita perché è troppe breve e via dicendo. Questo epicureismo “de noantri” in salsa moderna mi convince poco, anche perché si potrebbe banalmente rispondere al noto cantante, che la vita è troppo breve per scopare a più non posso senza trovare l’amore.
È vero che la vita è breve ma occorre capire se alla fugacità della vita rispondiamo con un eccesso di quantità o con la ricerca di una buona qualità. Se la vita è breve è meglio bere tanto vino o saper scegliere e gustare il vino migliore?
Perché poi, a ben vedere, il punto sta tutto qui: saper vivere il sesso come una esperienza “sensata”, umana, capace di costruire una relazione, che sa far crescere un rapporto, un amore, un sentimento. Che uscire dal letto dopo aver scopato e sentirsi ancora più soli di quando ci si è entrati è una esperienza triste che abbiamo sperimentato tutti, sposati o non sposati, credenti o non credenti. Il punto non è quanto scopi o dove scopi o come lo fai. La questione è più seria ed impegnativa: quando scopi diventi più uomo? Sai crescere in umanità, in pienezza, in gioia, in soddisfazione o è solo un po’ di esercizio fisico “da camera da letto”, grazie al quale ti liberi di un po’ di testosterone ed abbassi la libido?
L’invito a scopare detto in questo modo assomiglia molto a quello di andare, senza però saper indicare una direzione. “Vai, corri, procedi, avanza!”. Sì, ma verso dove? Non basta muoversi per dare senso al movimento. Serve anche un dove da raggiungere… è la differenza che passa tra il viaggiare ed il vagabondare.
Allora, cari amici giovani, siate viaggatori dell’amore e non solo vagabondi del sesso. Siate pellegrini dei sentimenti e non turisti delle passioni. Siate uomini. Sopra tutto ed in tutto!