La fatica e la sfida dell’educazione non è, forse contrariamente a quello che si pensa, quello di riuscire a porre dei divieti bensì quella di essere capaci di indicare mete.
La cosa più semplice che saremmo tentati di fare in una relazione educativa è quella di mettere sulla strada della persona di cui ci prendiamo cura, una serie di cartelli di divieti: questo non si fa, questo non si dice, quello non si tocca. Questa tendenza viene declinata in modo diverso in relazione all’età e alla maturità, ma resta questa voce di sottofondo che continuamente ripete “non questo”, “non quello”. Quando si è piccoli questo divieto si traduce nella proibizione a toccare delle cose o a non dire delle parole inopportune; crescendo la proibizione si sposta su altre questioni, come i legami e le amicizie: gli amici da evitare, le compagnie da scansare, le esperienze da cui stare alla larga. Anche nell’alba della maturità non cessa questa censura: la società ed i media ci ricordano tutte quelle cose da cui ci dobbiamo proteggere e difendere.
Sono consapevole del valore e dell’importanza di questi “no”, giacché la capacità di interiorizzare il senso del limite è una componente essenziale del percorso di crescita. Tuttavia nessuno procede su una strada lastricata da segnali di divieto: il viaggio può proseguire se, lungo la via, abbiamo la possibilità di incontrare anche segnali che indicano la direzione, che segnalano la destinazione, che invitano a procedere ed orientano il verso.
Credo che l’indicazione del senso sia uno dei compiti essenziali di qualunque forma di educazione; forse è una cosa ardua, impegnativa e sfidante, soprattutto oggi che viviamo in una liquidità senza forma e senza struttura. Eppure proprio oggi questa esigenza è ancora più rilevante. Proprio la liquidità in cui viviamo genera una tale situazione di volatilità per cui mettere vincoli o limiti è cosa quanto mai ardua e purtroppo inefficace. Forse risulta più saggio trasformare i nostri divieti in corrispondenti indicazione di valore. È bene rinunciare a qualcosa ma solo in vista di un bene più grande e pieno.
In fondo educare non significa prima di tutto indicare qualcosa da cui scappare ma un traguardo verso cui correre.