riconoscersi

Come è commuovente questo video: il padrone resta ricoverato in ospedale per alcune settimane e quando torna a casa il suo fedele amico a quattro zampe non lo riconosce e gli abbaia come ad un qualunque estraneo. Serve del tempo perché lo riconosca e solo allora scattano le feste di benvenuto. La gioia dell’animale diviene allora incontenibile e si lancia in una danza di salti, coccole, corse a abbai…

È l’odore a propiziare questo incontro e questo riconoscimento: ci si ritrova a pelle, annusando quell’odore abituale, familiare, ricco di ricordi e di precedenti contatti.

Ci ritroviamo quando la pelle riattiva la memoria di un legame, di un passato condiviso; quando l’altro ha un odore che sa di casa, di affetto, di intimità. È intenso e “primitivo” questa ricognizione sensibile, questa identificazione epidermica: ci riavviciniamo all’altro “sentendolo” domestico, ossia come colui che condivide i nostri spazi vitali.

Tutto questo richiede tempo, pazienza, attesa: la stessa che l’uomo nel video mostra verso il suo animale. Non affretta l’incontro, non forza il contatto: lascia che l’altro superi la propria diffidenza, si prenda il “proprio tempo ed il proprio spazio”. Vi è un tratto delicato e rispettoso nel comportamento dell’uomo, un non so che di premuroso: concede all’altro (all’animale in questo caso) la possibilità di sperimentare, di annusare, di tastare il terreno. Resta fermo, fiducioso, in attesa che il miracolo dell’incontro si compia sotto i suoi occhi, come un dono insperato.


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