eureka!

Il mio professore di meccanica razionale diceva che si sorprendeva e si meravigliava sempre quando riusciva a comprendere qualcosa di nuovo. Sosteneva, con grande saggezza, che l’esperienza del non capire era per lui talmente quotidiana e familiare che, per contrasto, erano motivo di stupore quelle rare volte in cui riusciva ad afferrare qualcosa, ad appropriarsene interamente e pienamente.

Di fronte al miracolo della conoscenza, egli sosteneva che occorre molta pazienza e tenacia nell’apprendere cose nuove, e che, di conseguenza, è preziosa una certa dose di gradualità. Dapprima si impara che le cose esistono, poi con calma, si imparano ulteriori dettagli e caratteristiche. È con il tempo che si matura una conoscenza precisa, che consente di possedere una visione ampia e complessa. Procedeva così anche con l’insegnamento. Non aveva fretta che tu capissi tutto subito, ma di fronte all’insistenza di qualche studente a non capire un concetto, una formula o una relazione, rispondeva con grande serenità: per ora accontentiamoci di sapere che questa cosa esiste, col tempo impareremo anche il suo significato.

Conservo questo suo insegnamento come una preziosa raccomandazione. Nella vita ho avuto conferma che è più frequente non capire qualcosa che apprenderla immediatamente sicché ho imparato a non stupirmi né a demoralizzarmi quando non comprendo. Ciò che oggi è oscuro può diventare meno scuro domani e, magari, un poco chiaro il giorno dopo, e forse, chi lo sa, evidente tra qualche tempo.

Già perché il tempo svolge un ruolo determinante in questo processo: penso sia assai naturale guardare alle equazioni di Maxwell e non comprenderne affatto il significato, pur avendo magari preso trenta all’esame di elettrodinamica. Così come leggere una pagina di Martin Heidegger è qualcosa di ostico, al limite dell’incomprensibile, e ti serve molto impegno e pazienza per afferrarne solo qualche concetto. Quando poi ci ritorni sopra dopo un po’ di tempo, ti rendi conto di quante cose erano rimaste fumose alla prima lettura.

Solo così puoi sperimentare la gioia e la meraviglia della conoscenza: non è mai un fatto scontato, ovvio o automatico, anzi ogni conoscenza, ogni vera compressione, mostra sempre i tratti del miracolo, dell’accadimento insperato ed imprevedibile, della sorpresa per ciò che è accaduto e che non era scontato che succedesse.

In fondo si fatica nello studio solo per quell’attimo di intensa gioia e appagamento: leggi e rileggi un testo, un saggio, un trattato, lo mandi a memoria, riesci perfino a ripeterlo, magari anche ad insegnarlo, ma il miracolo accade quando quel concetto diventa tuo, te ne appropri, diventa parte di te, cambiando il tuo modo di vedere le cose e la realtà.

Co-noscere è davvero co-nascere, venire nuovamente alla luce, diventare qualcosa di nuovo e guardare la realtà con occhi diversi. È ammirare le cose di sempre con meraviglia nuova.


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