L’aspetto straordinario delle novità è che, a volte, le devi cercare, devi andare loro incontro, le devi scovare nella monotonia della vita; altre volte, invece, sono loro che ti precedono, che ti attendono dietro l’angolo, come una felice sorpresa.
È questa dimensione dell’ “inatteso” che rende la novità, da una parte, il “sale” della nostra vita, il motore della crescita e del cambiamento, e dall’altro, un elemento di feconda instabilità, un gioco di disorientamenti e di disseminata caoticità.
Sì, perché ogni novità, soprattutto quella non voluta né cercata, porta un movimento di rottura nell’ordine delle nostre cose; essa è un fattore di destabilizzazione e di rinnovamento. Le novità sparigliano le nostre carte e generano disordine, dove noi avevamo messo ordine ed organizzazione. Ogni novità, proprio a motivo di questa inattesa creatività, porta con sé un tratto di fatica, di onerosità e di sacrificio. Essa, infatti, chiede di essere integrata nella nostra vita, di essere accolta come un fattore di perturbante generatività.
È proprio questo aspetto di “forzato cambiamento”, che essa introduce nelle nostre esistenze, a renderle un ospite tanto benedetto quanto indesiderato
Talvolta queste “cose nuove” è come se togliessero il mattoncino che sorregge la nostra instabile costruzione, quel castello di carta che abbiamo faticosamente tenuto in equilibrio. E così tutto cade, inesorabilmente, e ti tocca ripartire da capo.
È per questa ragione che, molte volte, rispondiamo “no grazie” quando le novità bussano alla nostra porta, quando suonano il campanello dei nostri giorni. È più rassicurante negarci la loro compagnia, escluderle dal nostro mondo e bandirle dal nostro territorio esistenziale.
Ma è proprio allora che il nostro cuore comincia a sclerotizzarsi, le nostre articolazioni a dolere per il mancato movimento e i nostri polmoni a soffrire per l’assenza di aria fresca.