“Alzarsi all’alba, recitare le Lodi, poi mettersi, con i compagni, in cammino. Questa lettera mi ha ricordato lo stupore provato percorrendo il Cammino inglese verso Santiago di Compostela. Credevo che si trattasse soltanto di camminare, di fare una fatica fisica, per aggiudicarsi una meta. Invece mi si è spalancato davanti un mondo. Quel levarsi prima del sorgere del sole e mettersi in strada alla luce delle torce: scoprendo, in aperta campagna, come i galli cantano, rochi, all’alba. Vedere il cielo che trascolora e da blu diventa rosa, mentre attorno il paesaggio, da oscuro, si fa sereno e domestico. (Scoprire per la prima volta che sollievo è, il levarsi del sole).
E poi andare per strade e sentieri fangosi, dubitando sulla giusta direzione, fermandosi, domandando ai viandanti. Ottenendone, sempre, una benedizione in galiziano: «Che andiate con Dio!». Dio, già.[…] Scorgendo, lungo la strada, cose che mai avresti notato passando in auto. Il verde delle prime foglie sulle siepi dei giardini, e certi fiori bianchi, candidi calici che spuntano, selvatici, purissimi, dal fango. Assaporando fin nel fondo dei polmoni il profumo della terra bagnata; assaggiando con la lingua le gocce fresche di una pioggia di acerba primavera. Perdersi poi, tornare indietro, cominciare a sentire i polpacci gonfi.
Fermarsi per mangiare, nell’allegria che rende prelibato il pane col salame. Conoscere i tuoi compagni di viaggio: stupirti della varietà dei mestieri e delle vite che si sono incrociate, su questo stesso sentiero. Pregare, ancora, e ridere sotto a una pioggia che non vuole finire. Accamparsi la notte in un ostello, accucciarsi a dormire, così stanchi da non badare al freddo, e al pavimento duro. Con la sensazione interiore di non aver passato la giornata invano. […]
Un pellegrinaggio è qualcosa che ci ricorda da dove veniamo, e dove andiamo. È una forma che svela in trasparenza ciò cui realmente tendiamo. La fatica, somiglia a quella delle giornate lente, o dure. Ma c’è sempre, chiara, la certezza della meta – che invece, spesso, nei nostri giorni ci dimentichiamo. Quella certezza illumina e consola, anche quando si sbaglia strada, anche quando il fango sul sentiero è tanto che fatichi a procedere. E, i compagni? Scoprire in volti sconosciuti che la stessa domanda ci anima e ci spinge. Non sentirsi più soli.
Che il pellegrinaggio, cammino del Medioevo, sia davvero la forma antica di un nuovo inizio? Noi uomini tecnologici, noi gente delle automobili turbo e degli aerei intercontinentali, scoprire che grazia è, per sentieri sperduti, semplicemente, umilmente camminare; con la letizia però di chi sa che va verso un destino buono, dove è atteso.” (Marina Corradi su Avvenire del 17 Novembre 2017)