la vita è una scommessa

La vita è una scommessa, o, meglio, un investimento a rischio. È questo uno dei tratti che mi più mi affascinano del racconto di Matteo nel Vangelo di ieri. Venendo al mondo riceviamo dei doni (dei talenti, nel linguaggio matteano) che ci vengono affidati affinché li possiamo trafficare. La Vita mette nelle nostre mani cose che nessuno di noi ha meritato ma solamente ricevuto: capacità, propensioni, interessi, disponibilità, sensibilità, passioni… forse a bene vedere il primo dono che riceviamo siamo proprio noi stessi. Ciascuno, nella propria nascita, è donato a se stesso come un dono immeritato ed eccedente. Mi scopro come un dono dato a me stesso: il mio corpo, la mia mente, i miei sentimenti sono qualcosa che accolgo come precedenti alla mia consapevolezza e autocoscienza. Io ci sono ancora prima di sapere di esserci. Sono posto nell’esistenza, prima che si attivi la forma riflessa della coscienza.

Questo patrimonio di cui mi scopro amministratore (e non proprietario) è qualcosa che sono chiamato a investire, trafficandolo, usandolo, tendando di farlo moltiplicare e fruttificare.

Ma nessuna resa è garantita, nessun interesse anticipato è concesso: la vita, con tutte le sue ricchezze, è rischio, investimento, scommessa. La vita si compie nella misura in cui trovo il coraggio e l’ardire di “mettere in gioco” quello che possiedo, anche correndo il rischio della perdita e della sconfitta. Non basta nascondere il proprio talento, immunizzarlo dal rischio, rinchiudendolo in qualche cassaforte per restituirlo tale quale. C’è un margine di incertezza, di paura, di fluidità e di imprevedibilità che accompagna ogni atto del vivere: Come sarà? Come andrà a finire? Avrò successo? Farò la scelta giusta? Impossibile rispendere a queste domande a priori.

La Fiducia nella Vita forse consiste in quella consapevolezza che la Vita stessa dona e elargisce secondo una misura che a noi può apparire incomprensibile. E che quella stessa Vita sa onorare il nostro sforzo, la nostra compromissione, senza badare alla quantità delle resa (non importa che siano due o cinque i talenti resi). La Vita sa accompagnare e accogliere non come una Padrone che raccoglie  dove non ha seminato (come sospetta timoroso il terzo dei servi a cui era stata affidato un solo talento) ma come un Padre che sa essere misericordioso con i propri figli e li sospinge al dono generoso di sé, all’esperienza dell’uscita, dell’esodo dello sbilanciamento di sé carico di rischio e di promessa. Proprio ad immagine Sua.


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