Ma che bisogno c’è di fare domande, cercare di capire, di superare la prima impressione per comprendere davvero come stanno le cose? Ma no! Basta uno smartphone e facebook ed il colpevole è presto servito! Se poi è un ragazzo di colore, tanto meglio!
È accaduto infatti che lunedì scorso un giovane di colore viaggiasse sul Frecciarossa Roma-Milano. Arriva il controllore e chiede il biglietto che il ragazzo, che non capisce bene la nostra lingua, immediatamente non esibisce. Basta questo tentennamento per farlo diventare il simbolo di tutti gli invasori africani che stanno colonizzando il nostro paese. Ecco quindi che un solerte vicino fotografa l’accaduto e posta il tutto su FB con i ridda di commenti: si cita la «totale assenza di certezza della pena che il nostro Paese ha regalato a queste persone che non sono più disponibile a chiamare ‘rifugiati’ » e senza farci mancare il riferimento ai fatti di macerata dove la giovane Pamela è stata «barbarizzata e vilipesa da gente che senza diritto e senza motivo ha varcato l’uscio di casa nostra, perché la porta era ed è spalancata»
Il post ottiene la bellezza di 120mila reazioni e oltre 75mila condivisioni, un volume ragguardevole: il tenore delle decine di commenti è esattamente come si può immaginare. “Tornate a casa vostra” è il più gentile. “Approfittano della nostra accoglienza”. Qualcuno si lancia in un orribile «vanno riaperte le camere a gas».
Basta tuttavia leggere il rapporto del controllore di Trenitalia per capire che le cose sono andate diversamente: «Mentre effettuavo la controlleria a bordo del treno 9608 di oggi 12 febbraio 2018, un passeggero mostrava un titolo di viaggio non valido per il treno in oggetto. Scopro che non parla italiano e parla un inglese molto stentato. Gli comunico il prezzo da pagare per la tratta Roma-Bologna, mi fa capire che non ha soldi e insiste nell’indicarmi il titolo di viaggio in suo possesso; successivamente, gli chiedo le generalità e un documento. Scoprendo che era sprovvisto di documenti, gli chiedo di seguirmi nel vestibolo, per la sua privacy e per tutti gli accertamenti del caso. Nel vestibolo, dopo ulteriore richiesta di documento, tirava fuori un titolo di viaggio cartaceo valido per il treno 9608. A quel punto, chiarita la posizione del cliente, ho proseguito la mia attività di controlleria».
Come spesso accade le cose non sono mai come appaiono: talvolta occorre avere un po’ di coraggio e pazienza per andare oltra la prima impressione ed arrivare alla verità delle cose. Certo è che se l’intenzione è quella di trovare il colpevole di turno e sbatterlo su un social media (alla faccia della privacy) ed additato come pubblico malfattore… beh, diciamo, che non è il modo più semplice per capire e comprendere…