Cosa vuol dire vivere questo tempo da adulti? Come è possibile calpestare questa terra da persone adulte, soprattutto in un tratto storico segnato dalla precarietà, dalla volatilità e dalla fugacità delle cose? Bella domanda… talvolta me lo chiedo e confesso che faccio sempre fatica a darmi una risposta… e dire che ormai ho un’età che, in base a qualunque manuale di psicologia dello sviluppo, dovrebbe essere caratterizzata da questo tratto di “adultità”… fatto sta che oggi è sempre più difficile individuare una chiara identità dell’adulto, in un contesto in cui anche una persona di 40 anni ama considerarsi “giovane” e in cui l’adolescenza, dicono gli esperti, si protrae ben oltre i trent’anni.
Non ne faccio un problema sociologico, non mi interessano letture complesse ed articolate. La faccio più semplice: lo chiedo per me stesso, è una domanda rivolta principalmente alla mia vita e alla mia identità.
Forse c’è una parola che in modo sintetico connota chi è, secondo me, l’adulto, come io lo intendo ed, in fondo, in chi mi identifico. E questa è la parola “fedeltà”. Forse, ma dico forse, la maturità umana, che dovrebbe accompagnare la fase adulta della vita, consiste proprio in questa capacità di restare fedeli. Non è solo una questione sentimentale o affettiva ma, più in generale, esistenziale. Rimanere fedeli: ecco, forse essere adulti è proprio questo.
È anzitutto una fedeltà a se stessi, alla proprie convinzioni e ai propri valori, al proprio sguardo sul mondo e al senso che affidiamo alla nostra vita. È sapersi tenere in mano, custodirsi e fare in modo che le vicende belle e brutte della vita non ci sradichino da dove siamo e da chi siamo.
È una fedeltà verso i nostri legami, verso la serietà delle nostre relazioni, al loro spessore e alla loro capacità di definirci. È saper offrire e garantire una presa alle persone che ci vivono accanto, un punto di appoggio, un appiglio perché ciascuno di noi sappia su chi può contare, a chi dare e chiedere sostegno.
È una fedeltà alla situazioni, alle circostanze, alle dinamiche in cui siamo pienamente inseriti. È la fedeltà al proprio “posto nella vita”, qualunque cosa questo “posto” voglia dire. Qualcuno, molto più saggio di me, disse che essere fedeli è vivere un’obbedienza “alla propria storia e alla propria geografia”, meravigliosa espressione per dire una fedeltà allo spazio ed al tempo nel quale ci è accaduto di vivere.
Forse a noi adulti è chiesta proprio questa capacità, quella dell’essere fedeli. Lo sapete anche voi: in un mondo che tende a fuggire, che si rimangia parole ed impegni, che è talmente liquido da rendere tutto vaporoso, in cui ogni “stare” è visto come una prigione della libertà, ebbene in questo mondo Dio solo sa quanto c’è bisogno di gente che scelga di “dimorare” un luogo ed un tempo, di essergli fedele e di accogliere il dono della fedeltà come il solo modo in cui è possibile dare compimento alla libertà di cui siamo dotati