Ci capita talvolta di dover restare accanto a qualcuno che sta attraversando un “deserto” della vita, un periodo pieno di difficoltà e fatiche, solitudini ed incomprensioni, fallimenti o sofferenze.
Non è mai semplice vivere questa compagnia, giacche ogni deserto ha sempre un tratto unico ed irripetibile. Ciascuno attraversa il “suo” deserto, che non è mai identico a quello di qualcun altro. Certo, ci sono elementi che li accomunano, ma ogni deserto mostra caratteristiche proprie, una conformazione originale, asprezze particolari.
È proprio questa singolarità a rendere difficile ogni affiancamento: ti inoltri in un paesaggio che non conosci e di cui ignori la geografia. È come se barcollassi nel buio, giacché il sentiero aspro che l’altro deve percorrere lo conosce solo lui. A te non resta che seguire il suo passo e far sì che non viva questo tratto di strada da solo.
Eppure, anche in questa “incomunicabilità del dolore”, c’è un valore nell’accompagnamento che stai tentando di vivere, può esserci uno scopo, una funzione, un compito. Penso che ci sia addirittura un “ministero della compagnia”, un compito “ingrato” che la Vita ci affida come fosse un servizio da rendere a Lei stessa.
Il deserto è luogo arido, inospitale, faticoso e drammatico; è facile, per chi lo attraversa, sentire il peso del cammino, provare l’angoscia della solitudine e sperimentare la disperazione. Eppure il deserto, ogni deserto, per quanto possa apparire assurdo, può essere anche il luogo di un incontro, di un dialogo “cuore a cuore”, spazio propizio per un cammino che punti all’essenziale.
Il deserto, da apparente luogo di maledizione, può diventare, se la Vita lo concede, spazio per una benedizione grande e radicale. Non scompare la fatica e la sofferenza ma si può scorgere una fioca luce capace di dare senso al cammino.
Ecco allora che, forse, il ministero della compagnia consiste proprio in questo: nel tenere viva la fiamma, nella convinzione che quello non è un tratto inutile della vita, né un tempo perso. Accade infatti che una piccola perla preziosa potrebbe essere stata nascosta tra i sassi che intralciano il sentiero.
Accompagnare qualcuno nel deserto forse significa questo, e, ahimè, solo questo. Non c’è data la possibilità di grandi discorsi, niente massimi sistemi, inutile coltivare sogni troppo ambiziosi. Più modestamente ci viene chiesto di alimentare la lampada della speranza, quella fioca fiducia che “crede dolorosamente” la Vita ci ha fissato, da tempo immemore, un appuntamento con Lei in quel luogo inospitale.
Essa lì ci attende per un incontro “cuore a cuore” che ci può spalancare l’esistenza.