Confesso che ho tirato un sospiro di sollievo nell’ascoltare l’intervista della signora Maria Rosaria, la donna che, qualche giorno fa, su un treno in provincia di Napoli, ha avuto un acceso diverbio per difendere un ragazzo pachistano, insultato ingiustamente da uno dei soliti cafoni di turno. Mi sono sentito confortato dal pensiero che, checché se ne dica, ci siano ancora in giro persone così e che, in fondo, la tolleranza e la compassione non siano completamente sparite da questo paese malato.
Ma stiamo ai fatti, così come raccontati da Maria Rosaria: “io ero già nel treno l’ho preso a Nolana, era il Poggio Marino delle 19.56. A Garibaldi, è salito questo ragazzo napoletano e già quando è salito nel vagone inveiva contro questo ragazzo apparentemente pakistano (devo dire non so di che nazionalità era). Lo accusava di averlo spinto, lo accusava di averlo strattonato e il pakistano non proferiva parola”. E lui, a un certo punto ha incominciato a dire: “negro di merda, ve ne dovete andare, questo è il nostro Paese”.“E’ andata avanti così per un po’, fin quando io non ho visto questo pakistano che stringeva i denti per non rispondere e a quel punto sono intervenuta. Le cose che ci siamo detti, le ho sapute solo stamattina dalla registrazione perché sono andata in automatico. Naturalmente gli ho detto, che in un Paese dove le persone sono come lui io non ci voglio vivere, me ne voglio andare e vorrei che il Paese fosse per quelle persone, quello che stava davanti. Che era si una persona di colore e non conosco il suo stato, però aveva panni da lavoro, sia lui che il signore che stava di fronte a me, che poi dopo ho saputo che mi aveva seguito per paura che l’altro mi aggredisse. Siamo andati avanti a discutere per parecchio tempo. Abbiamo iniziato a Garibaldi e finito a San Giovanni… praticamente”
In realtà Maria Rosaria non è andata giù molto per il sottile, ricordando al suo interlocutore che si vantava di essere orgogliosamente un razzista: “Non sei un razzista, sei uno str***o!”
Ho ammirato Maria Rosaria per un fatto molto semplice: ha avuto il coraggio di metterci la faccia, il che, visti i tempi che corrono, non mi pare una cosa da poco. Di fronte all’ingiustizia che si celebrava sotto i suoi occhi, non ha girato lo sguardo altrove, non ha detto “me ne frego”(che oggi va molto di moda…), non mi riguarda o ci penseranno gli altri. Ha preso il coraggio a due mani (insieme ad una buona dose di imprudenza) e ha fatto quello che doveva fare.
Si perché la cosa che mi inquieta di fronte a questo clima di odio montante non è tanto la cafoneria e l’arroganza dei pochi quanto il silenzio e l’indifferenza dei molti, che pur riconoscendo il male che sta accadendo, non hanno la forza e l’ardire di prendere posizione, di esporsi, di dire no.
E allora fa bene ogni tanto prendere una bella lezione da una “spocchiosa” sarta di Napoli che, con coraggio ed incoscienza, sceglie di non essere complice né spettatrice connivente. Grazie Maria Rosaria.