Prendiamo ormai atto che questo tanto promesso e massiccio rimpatrio di immigrati non ci sarà. Si erano annunciati, con alti proclami, “deportazioni” bibliche di seicentomila rifugiati nel giro di pochi mesi, roba che, se fosse stato vero, avrebbe assunto i tratti di un esodo epocale.
Bene: i dati del ministero dell’interno ci dicono che nei mesi di giungo, luglio ed agosto di quest’anno i migranti irregolari riportati nei loro paesi di origine sono stati 1296. L’anno precedente erano stati 1506, circa il 15% in meno. Nel mese di settembre i dati non sono migliori: l’ultimo numero disponibile risale al metà mese, quando solo 158 migranti avevano trovato la via verso casa. L’anno precedente erano stati 554 nell’intero mese di settembre. Quindi, a meno di un’accelerazione improvvisa negli ultimi quindici giorni, anche qui il numero è assai inferiore a quello dell’anno prima.
Dicevo: preso dunque atto che questi profughi o immigrati non spariranno di colpo dalla nostra vista, come in un atto di magia, ci tocca chiederci se ci convenga davvero abbandonare le politiche di accoglienza e di integrazione per optare verso strategie di isolamento e segregazione. Badate: dico “ci convenga” e non “sia giusto”, perché non vorrei fare qui un discorso morale o di etica pubblica. Mi accontento di valutare quale sia il nostro “becero e bieco” interesso di italiani che vengono (a sentir loro) “invasi” da questi immigrati irregolari.
Assunto allora che queste seicentomila persone non spariranno per magia dal territorio nazionale, credete che sia più “furbo” tentare di integrarle attraverso forme diffuse di accoglienza o concentrale tutti in pochi ghetti dove vivranno a centinaia e in dubbie condizioni di umanità? Sono più pericolosi e potenzialmente “aggressivi” piccoli nuclei di stranieri a cui si può tentare di insegnare una lingua, un lavoro, attivando contatti e collaborazioni con il tessuto sociale circostante, oppure grossi raggruppamenti di persone, piccole cittadelle isolate, che restano di fatto espulse dal tessuto sociale e sacche di facile conquista per criminalità ed illegalità? Insomma: siamo propri certi che l’abbandono del sistema degli SPAR sia una scelta oculata e che ci porterà giovamento?
Intendiamoci: non sto dicendo che nel sistema di accoglienza attuato fino ad oggi tutto sia andato liscio e che non ci siano ampi (amplissimi) margini di miglioramento…né voglio essere talmente ingenuo da pensare che in questo complesso sistema di accoglienza non si siano infiltrati interessi personali ed economici, opportunismi, illegalità se non addirittura la criminalità organizzata..
Dico solo che dobbiamo stare attenti che, presi e travolti dall’impeto ideologico e dal grido “padroni a casa nostra” non facciamo la fine di quel tizio che per far dispetto alla moglie si castra volontariamente. Non vorrei che ci svegliassimo domani accorgendoci che per dare sfogo alla nostra collera collettiva, abbiamo di fatto creato le condizioni per un aumento della criminalità e della delinquenza; e che, con le buone intenzioni di aumentare la sicurezza, non avessimo, alla prova dei fatti, promosso il suo opposto.
Talvolta dare sfogo alle pulsioni fa bene per scaricare i nervi, ma non è sempre garanzia di fare la scelta più utile ed opportuna. In certi momenti è meglio far prevalere il vecchio e sano buon senso..