Cara ragazza con i capelli neri che viaggiavi sul mio stesso vagone stamattina, e che parlavi al telefono con non so chi, ad un volume tale che nessuno poteva evitare di ascoltare quello che dicevi. Ebbene, cara ragazza dai capelli neri, volevo dirti che talvolta occorre rendersi conto di dove si è e di cosa si dice perché non è possibile raccontare sempre tutto a tutti e ovunque. Perché, vedi, quando hai iniziato a raccontare a tutto il treno delle tue avventure e disavventure amorose, raccontando dettagli che mi hanno imbarazzato ad ascoltarli, immagina a doverli riportare, tutti ci siamo guardati in faccia chiedendo che motivo c’era di tenere quella conversazione in quel posto ed in quelle condizioni.
Vedi, cara ragazza, non si tratta di essere “bacchettoni” o “timide educande”, né gente che si scandalizza per un nonnulla… è che ciascuno di noi sente alcuni aspetti della propria vita come intimi e fatica a metterli “in pubblica piazza” o a parlarne con il primo che incontra in viaggio. Ci sono aspetti della nostra persona, sentimenti che proviamo o esperienze che abbiamo vissuto, che attengono ad una parte preziosa e delicata della nostra vita, che mostriamo sempre con timore e cautela, perché le sentiamo come un pezzo prezioso e fragile del bagaglio della nostra esistenza.
Il senso del pudore non è vergogna, non nasce da un senso di colpa o di inadeguatezza che proviamo verso qualcosa o qualcuno. Essa nasce invece dal senso profondo della nostra identità, di tutte quelle cose che sentiamo come costitutive della nostra persona. Proviamo pudore quando è in gioco il nostro valore, ciò che ci determina e ci identifica: queste “cose delicate” non accettiamo che vengano messe in balia degli eventi, delle voglie o dei capricci altrui oppure esposte ai mille venti del mondo.
Cara ragazza dai capelli neri, magari siamo un po’ gente “all’antica”, che bada ancora a quello che dice e a dove lo dice; capisco che chi è abituato a frequentare i social è un po’ meno avvezzo a tutte queste attenzioni: lì si può dire tutto quello che si vuole, senza censure o peli sulla lingua. Tuttavia penso che faccia bene un po’ a tutti recuperare questo sano senso del confine tra pubblico e privato, tra interiorità ed esteriorità, tra quanto abita il nostro cuore e ciò che condividiamo tra noi. Senza questo limite si rischia di incorrere in una pornografia dei sentimenti che non fa bene a nessuno…