Non basta più ricordare. Non basta dire “mai più”, pregare perché non si ripeta, auspicare che gli uomini abbiano imparato dai loro errori.
Non basta più fare un’opera di archeologia della memoria, una triste visita ai dolori passati, ad eventi drammatici e terribili. Non basta dissociarsi né piangere i morti, né commuoversi per i milioni di persone cancellate dalla faccia della terra, per le centinaia di migliaia di Anna Frank che si sono nascoste nei sottotetti delle nostre città. Non basta più esprimere accorati appelli, partecipare e meste cerimonie, scrivere articoli o postare foto sui social.
No! Oggi non basta più.
Perché il virus dell’odio circola ancora tra noi: certo, sotto forme nuove e diverse. D’altra parte la storia non si ripete mai uguale a se stessa. Ma sono gli stessi batteri che infettano le nostre vite, che attaccano il nostro corpo sociale, che ammorbano i cuori ed i sentimenti. Malattie diverse ma la diagnosi è la stessa. È il virus dell’egoismo, di quel male dell’anima che tende a vedere nell’altro il nemico da eliminare, colui che minaccia la tua casa e il tuo cibo, che attenta alla tua sicurezza e al tuo benessere.
Non pensate che gli italiani di ottant’anni fa, quando assistettero muti ed inermi alla tragedia, non fossero meno convinti di noi di agire per il bene della patria, per la difesa delle loro famiglie e dei loro confini, per la tutela dei loro giusti diritti. Tutti i drammi della storia sono nati sotto i migliori auspici, giustificati dalle più nobili ragioni, legittimati da argomenti ragionevoli e sensati.
Non basta più ricordare! Oggi no!
Occorre custodire e proteggere con i denti la nostra umanità, quel senso di compassione che non ci fa voltare lo sguardo di fronte al fratello che muore. Occorre lottare per restare umani, per non sopire la coscienza, per non sedare l’intelligenza, per conservare il coraggio di ribellarsi, di dire “No! Non nel mio nome!”
Occorre l’audacia di difendere i tanti “ebrei” della storia, quelli di ieri e quelli di oggi, quelli che vivevano nei ghetti delle nostre città e quelli che abitano nelle periferie della terra, quelli che indossavano la kippà e quelli che vestono una pelle dal colore diverso.
Non basta più ricordare, non basta più scandalizzarsi, né dissociarsi.
Saremo tutti giudicati dai nostri figli per il coraggio delle nostre parole, per la profezia dei nostri gesti, per l’umanità dei nostri comportamenti. Non basta più ricordare: la scelta oggi è se diventare complici o restare uomini.