beati i costruttori di pace

Tira una brutta aria per chi vive il mondo del volontariato, del terzo settore e dell’accoglienza. Si è creato un brutto clima, fatto di sospetto, di indifferenza e addirittura di ostilità.

La cultura egoista ed incattivita in cui viviamo fatica a comprendere la logica del dono, della gratuita e della solidarietà. È una cultura rozza, approssimativa ed istintiva, nelle reazioni e nelle valutazioni; che ama e si bea di luoghi comuni, di affermazioni generiche, di pregiudizi e preconcetti. Chi oggi non si sintonizza con questo “mood” belligerante è guardato con distanza ed ostilità ed è sospettato di collaborare con uno dei tanti nemici che, di volta in volta, vengono additati all’opinione pubblica.

Si alimenta il pregiudizio che chiunque faccia qualcosa per gli altri lo faccia solo per un proprio tornaconto personale. Forse, chi usa questa logica nella propria vita tende a vederla riflessa anche nella vita degli altri e fatica ad accettare il fatto che si possa agire secondo uno stile diverso, fatto di gratuita. E così si pensa “è finita la pacchia!”, “il magna magna della solidarietà è terminato!”,  senza fare il minimo sforzo per distinguere tra coloro che hanno violato la leggi e la maggioranza silenziosa che opera per il bene comune.

In fondo chi fa il bene oggi dà fastidio, inquieta, disturba, perché canta fuori dal coro di questa musica violenta e carica di indifferenza.

Tempi duri per i “costruttori di pace”, che, oltre alla fatica e al peso del loro impegno, devono subire ed affrontare il discredito e la critica pubblica, rei di non volersi allineare al coro che urla ossessivamente “Prima noi! Gli altri si arrangino!”

Il punto è che questo ostilità ha raggiunto il livello delle istituzioni, si è tradotto in leggi e direttive, in uno stile amministrativo e in scelte politiche. Di fatto ignorando, con colpevole ignoranza ed inettitudine, i valori costituzionali che sono alla base della nostra convivenza.


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