Che le elezioni europee diventassero l’occasione per misurare i rapporti di forza interni del governo e più in generale nella politica italiana era abbastanza naturale. Quando milioni di persone si recano alle urne è ovvio che questo diventi un appuntamento attraverso cui pesare la relativa forza politica. Eppure, una volta smaltita la inevitabile sbornia elettorale, occorre osservare bene le cose, per non perdere di vista la sostanza del problema.
La scommessa di tutta questa campagna elettorale, soprattutto da parte delle forze sovraniste (che nel nostro paese sono al governo) era quella di modificare i rapporti di forza europei, e così spingere per politiche economiche e di bilancio più favorevoli alla “creatività” dei singoli stati. L’azzardo era: dopo il 26 maggio il governo dell’Europa cambierà e chi verrà dopo sarà più indulgente con la nostra politica di spesa. Se ci pensate, questo è stato anche la scommessa che ha ispirato l’ultima legge di bilancio giallo-verde: il governo europeo post-elezioni avrebbe approvato una politica differente, più comprensiva e accondiscendente.
Ahimè così non è stato. Anzi, la non autosufficienza di popolari e socialisti al Parlamento Europeo spingerà ad allargare l’alleanza a liberali e verdi, partiti ancora più euro-convinti dei primi.
Insomma, se alziamo lo sguardo dagli “effetti italiani” e guardiamo alla sostanza delle cose (in fin dei conti si trattava di elezioni per il Parlamento Europeo) la situazione non si mette benissimo per il Bel Paese. Può essere, ed è auspicabile, che l’indirizzo della nuova commissione tenderà a mitigare gli effetti di una austerità eccessiva e troppo rigida, ma questo non sarà qualcosa né per oggi, né per domani, né, temo, neanche per dopodomani. Lo si voglia o no, occorrerà continuare a giocare con queste regole (il che, visto la situazione dei nostri conti pubblici, non è detto che sia un male) e a misurarsi con una linea europea che le elezioni hanno convintamente confermato.
Insomma, non ci saranno sconti, nessun occhiolino strizzato, nessuna deroga o alleggerimento. Sarà bene che il nostro governo inizia a cercare quei 30/40 miliardi che servono per la manovra autunnale. Senza farsi troppe illusioni.