A guardare il semplice risultato mediatico il ministro dell’interno dovrebbe augurarsi l’arrivo di una barca di ONG con a bordo dei migranti ogni giorno. Tutto materiale per una redditizia propaganda. Infatti la gestione di una nave di una ONG è una classica situazione che si potrebbe definire di win-win: qualunque cosa accada, si vince sempre. Generalmente non accede così: quando si compiono delle scelte si rischia di vincere qualcosa ma di perdere qualcos’altro. C’è sempre una componente di rischio e di scommessa nelle cose che facciamo. Non così per la “fortunata” (si fa per dire ovviamente…) gestione dell’attracco delle navi con profughi a bordo.
Se i migranti vengono respinti e tenuti al largo con l’uso della forza, questa soluzione viene presentata come una evidente vittoria del Capitano, che ha così mostrato determinazione, potere e decisionismo.
Qualora invece, per varie ragioni, i migranti (o meglio sarebbe dire i naufraghi) vengono fatti scendere, ecco che qui la “versione mediatica” assume diversi risvolti: in alcuni casi il tutto è fatto senza alcun costo per il contribuente, giacché c’è qualche organizzazione privata, sia essa la chiesa cattolica o quella valdese, una diocesi o una comunità, a prendersene carico. In altri casi, lo sbarco non autorizzato offre delle ottime ragioni per fare una “sacra” guerra contro le cattive ONG, contro gli avversari politici che le sostengono, contro la magistratura che da loro copertura legale e contro l’Europa che non fa nulla per arginare il fenomeno. E tutto questo “regala” un credito di immagine, di consenso, con una marea di like e con quel naturale ed inevitabile sostegno che si guadagna quando si polarizza la discussione.
Insomma: comunque vada sarà un successo! Per il Capitano, ovviamente… per coloro che si trovano a galleggiare per giorni fuori dalla acque territoriali un po’ meno.
E così questo grande “reality show” nostrano distrae il contribuente ed elettore dalle decine di sbarchi che, senza troppo clamore, continuano sotto i nostri occhi sviati. Ci impegna tutti in dibattiti, discussioni e analisi che riguardano un fatto tutto sommato minimo ed irrilevante per una nazione di 60 milioni di abitanti.
È evidente che, se si accetta questa narrazione, si ha solo da perdere: qualunque sia l’esito, l’altro è sempre vincitore, non solo perché più scaltro e furbo, ma perché ha messo in scena un film nei cui possibili finali lui esce sempre a testa alta. È un meccanismo ben congegnato ed oliato, che ha già mostrato la sua affidabilità ed efficacia.
Forse il modo più saggio di affrontare la questione è quella di smascherare quel carico di propaganda da cui è avvolta. A partire dalla presunta emergenza, giacché, stando ai dati dello stesso ministero dell’interno, in Italia non esiste alcuna emergenza migranti, dal momento che gli sbarchi si sono ridotti del 97%. Per parlare poi dell’immigrazione regolare: gli immigrati sono dei contributori passivi, giacché, avendo un media di età assai più bassa della nostra, versano in tasse più di quanto ricevono in pensioni ed assistenza varia; e poi l’immigrazione regolare ha salvato il sistema paese dall’implosione demografica che avrebbe portato al collasso, ad esempio, il sistema pensionistico. Per non parlare poi delle badanti che curano i nostri anziani o della manodopera che raccoglie le verdure che mangiamo e che è una componente essenziale in alcuni settori quali l’edilizia, l’agricoltura ed in generale i lavori più umili e faticosi.
C’è un’altra storia da raccontare, un narrazione alternativa e forse più vera e concreta: ha il volto di tutti coloro, che, magari giunti irregolarmente, oggi sono parte integrante del nostro sistema paese, pagano le tasse, contribuiscono al benessere della nostra comunità in modo attivo e legale.
Finché giocheremo a questo gioco le cui regole prevedono la contrapposizione noi-loro, gli italiani e gli altri; che enfatizzerà la paura di quello che non conosciamo e che è diverso, che alimenterà il sospetto e la chiusura, che cercherà contrapposizione invece che giustizia e legalità… ebbene finché canteremo su questo spartito non potremo che prendere tutti delle sonori steccate. Finché sarà una battaglia tra il Capitano e la Capitana, ne usciremo tutti sconfitti. A partire dal nostro Paese.