all’unisono…

Mi piace pensare che quello che scrissi tre anni fa per la moglie Enrica, valga anche oggi, parola per parola, per Toto, che ci ha improvvisamente lasciato.

In fondo essere una famiglia significa proprio questo: condividere uno stile di vita, un modo di abitare il mondo, lo sguardo che si ha sulle cose e sulle persone. Essere una famiglia implica lasciarsi un po’ contagiare dall’altro, assumere la sua sensibilità, imparare a guardare all’esistenza dal suo punto di vista. Forse meglio: essere coppia esige di individuare un nuovo ed inedito punto di vista, che non sia più solo “mio” o solo “tuo” ma che divenga “nostro”. Ecco, in Toto ed Enrica, ritrovo questa singolare affinità di gesti, di parole e di maniere, una comunanza di sentimenti e di passioni, occhi capaci di guardare nella medesima direzione e mani che si muovono all’unisono.

Sono fiducioso che ora, non più separati dallo spazio e dal tempo, Toto ed Enrica sapranno danzare la loro danza con perfetta sintonia, seguendo il ritmo inesauribile della Vita.

Buon ritorno a Casa, Toto.

***

Ci sono persone che attraversano la Vita in punta di piedi, quasi per non dare disturbo. Non alzano la voce, non amano le luci della ribalta, non cercano le prime file e non ambiscono ai posti di onore.  E tuttavia le trovi sempre lì, fedeli all’esistenza e a se stesse, portando sulle spalle grandi responsabilità, senza lamentarsi, senza lagnarsi e senza alcuna titubanza.

Sono persone solide, affidabili, massicce come una roccia: non vivono in balia delle correnti, non mutano al cambiare dei venti; è gente che vive ancorata all’esistenza, che conosce il proprio posto nella vita e a tale posto rimane fedele nel tempo. Questi individui vivono una serena semplicità, non hanno bisogno di mascherare dietro grandi parole la loro identità riconciliata; ti sanno accogliere con un sorriso disarmante, con una disponibilità senza condizioni, con una leggerezza che non è ingenua, semmai saggia.

Il loro darsi con gratuità appare come un gesto naturale, quasi scontato, ma è frutto di una chiara scelta di vita e di una severa disciplina interiore. Queste “strane” persone sfuggono alla vista dei più: operano un po’ come fa il lievito con la pasta, facendola fermentare, nel nascondimento e nella dispersione.

Solo quando ci abbandonano inizi a cogliere pienamente la loro preziosa e nascosta presenza: la loro vita assomiglia molto a quei quadri di valore, che sai essere molti preziosi, ma che diventano unici ed inestimabili dopo la morte dell’autore.

Da questa gente impariamo tutti il senso del dono, il valore della presenza, la gioia della fedeltà e la grandezza della semplicità. (1 Marzo 2016)


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