Chissà chi ci ha messo in testa quella strana idea che occorre essere perfetti, impeccabili, gente tutta d’un pezzo, irreprensibili…Chissà perché nasciamo con la malsana pretesa di una perfezione che non è di questo mondo…Per quale imperscrutabile motivo ci convinciamo di essere “chiamati” a non cadere mai, a diventare persone solide e stabili, quasi dei supereroi in miniatura?
Eppure, se solo avessimo la pazienza di guardarci indietro, ci accorgeremo subito che siamo cresciuti grazie ad una serie infinita di sbagli, errori, cadute, regressioni, ostacoli ed inciampi, fallimenti ed insuccessi. Checché se ne dica, il nostro processo di umanizzazione è passato (e passa tuttora) attraverso la porta stretta della fatica e dell’errore. Non c’è progresso che non nasca, anche solo indirettamente, da un insuccesso, da ciò che non ha funzionato o da quanto abbiamo fallito.
La vita non è una retta a coefficiente angolare positivo, proprio no! La vita è una curva, dalla forma molto strana, difficile da esprimere con una equazione: ci sono salite e discese, picchi e valli, intervalli di linearità e ripentine impennate.
La vita assomiglia ad una danza: ti lanci in pista, ascolti il ritmo e cominci a muovere i primi passi, in modo un po’ tentennante e sgraziato; talvolta pesti i piedi al tuo partner e talvolta è lui a pestarli a te. È solo col tempo che prendi dimestichezza con il movimento ed acquisti una certa eleganza. Accade poi che l’orchestra decida di cambiare andamento, e così occorre rimparare di nuovo il passo.
L’imperfezione è più bella. Ha più dettagli
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L’imperfezione è ciò che ci rende unici. Mostrare la nostra vulnerabilità fa emergere subito la differenza tra chi ci “vuole bene” ed entra in empatia con noi e chi ci “vuole male” e approfitta della nostra debolezza. Sono i parassiti, quelli che si nutrono, traggono vantaggio dalle debolezze degli altri, Mettiamola così, è meglio scoprirlo subito no?
Capisco però che ci sono alcuni ambiti, primo tra tutti quello lavorativo, in cui è veramente difficile far passare la/le nostre imperfezioni come punti di vantaggio. A meno che, tra le imperfezioni non includiamo anche atteggiamenti negativi verso il prossimo (cattiveria, egoismo, egocentrismo, pressapochismo, superficialità, mancanza di scrupoli) quelli che spingono al pensiero “mors tua vita mea”. Queste purtroppo sono le caratteristiche più ricercate nei manager aziendali. No la competenza, no la capacità di intuire la mossa vincente per il futuro dell’azienda, no l’INTELLIGENZA … Ed è così che le aziende pian pianino chiudono … e magari riaprono lì dove possono sfruttare ancor di più le debolezze (vedi Paesi in cui manca la tutela dei diritti umani). Vi auguro in bocca al lupo … lui è buono e non ci mangerà
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