È molto suggestive l’articolo che la presiedente della Corte Costituzionale, Marta Cartabia, ha scritto sul Corriere in occasione di questo due Giugno tanto particolare. La presidente non si addentra nell’attualità delle celebrazione – cosa che fa con straordinaria sensibilità il presiedente Mattarella – ma ci invita a fare una sorta di archeologia della parola, per scoprire i tanti significati che il termina Repubblica possiede all’interno della carta costituzione. È un’operazione assai preziosa che ci permette di non perdere di vista il senso autentico della festa di oggi.
La presidente Cartabia ci indica tre significati a cui la carta allude quando utilizza la parola Repubblica, termine che “costituisce l’alfa e l’omega, è contenuta nella prima e nell’ultima frase della Carta fondamentale, disegnando un arco ideale che abbraccia e unifica l’intera architettura costituzionale”
Anzitutto “Repubblica” indica la forma della stato: “ha a che fare con le caratteristiche del capo dello Stato, che è una carica elettiva e temporanea. In questa prima accezione, la repubblica è la forma di stato contrapposta alla monarchia”.
Tuttavia lo stesso termine descrive anche la pluralità di istituzioni che costituiscono e fanno vivere la realtà repubblicana: “La Repubblica è costituita dai Comuni, dalle Province, dalle Città metropolitane, dalle Regioni e dallo Stato», si legge all’articolo 114 della Costituzione. C’è un elemento di coralità nella nozione di Repubblica accolta dalla Costituzione italiana. Per questo la partitura costituzionale è contrassegnata da spazi di autonomia, locale e funzionale, e punteggiata da procedure e raccordi di unificazione”. In questo senso la Repubblica è realtà poliedrica ed inclusiva, stratificata e differenziata: è una realtà allo stesso tempo plurale ed unificata, in cui le diverse instante trovano un superiore punto di sintesi.
E poi c’è un terzo significato del termine “repubblica”, quello che più diffuso ed allargato: “la parola Repubblica indica l’intera comunità politica, comprensiva tanto dello Stato-persona quanto dello Stato-comunità. […]. Una Costituzione dove il popolo non è solo destinatario delle decisioni che riguardano la vita della comunità, ma ne è partecipe e artefice. Una Costituzione dove il popolo emerge in termini plurali: associazioni, minoranze linguistiche, confessioni religiose, famiglie, scuole e università, sindacati, partiti politici, cooperative, imprese sono tutti soggetti del tessuto sociale riconosciuti dalla Costituzione, che contribuiscono alla vita comune.”.
È insomma una repubblica che ha a che fare con le comunità concrete che la abitano, con gruppi sociali ed economici, in una composizione complessa e articolata. La repubblica come lo stile di una convivenza, la cifra di una socialità, la ragione di uno stare insieme.
Oggi, in questo due Giungo tanto particolare, vogliamo celebrare questo ideale che ispira e da forma al nostro vivere sociale fin da quel lontano 2 giugno 1946. Un ideale che è divenuto storia, prassi, comunità viva, in cui, come ci ricorda Tocqueville, “tutti gli uomini marciano insieme verso un unico scopo; ma non tutti sono tenuti a marciare sulla stessa via”