due passeri

Quanto è attuale l’invito a non avere paura, che risuona con particolare enfasi nel racconto di oggi di Matteo. Riecheggia ben tre volte, quasi fosse il leit motive della pagina evangelica.

In questi tempi sa solo Dio quanto abbiamo bisogno di un incoraggiamento a non cedere alla paura, a resistere alle difficoltà e a non smarrire la speranza. Forse la vera sfida oggi è guardare al domani senza paura e  conservare la speranza in un tempo che pare andare non si sa dove. Siamo onesti: sono tempi in cui è assai più semplice e più logico temere e disperare che restare aggrappati alla speranza.

Confesso allora che questo invito a non temere oggi ha rimbombato dentro la mia anima con particolare eco.

L’appello della pagine di Matteo è triplice, giacché l’esortazione a non temere muove su tre direzioni differenti: essa riguarda la paura che nasce dall’ignoto, da quanto non conosciamo e controlliamo; la paura per la morte, per la perdita radicale di noi stessi e delle cose; ed infine la paura di non valere niente.

E’ proprio questa terza ammonizione che oggi mi è risuonata dentro con speciale vigore, forse perché contro questa la paura combatto personalmente tutti i giorni ed essa rappresenta pure una sfida per le tutte persone che abitano questo clima culturale.

Facciamo tanto gli sbruffoni ma patiamo tutti la paura di non essere mai all’altezza e di non contare abbastanza. In fondo in fondo nutriamo il timore che se le persone potessero davvero vederci dentro, non vedrebbero uno spettacolo edificante. Siamo dei bravi attori ma nel fondo della nostra anima nutriamo il sospetto di non essere come appariamo.

Tante delle cose che facciamo, dei risultati che conseguiamo, dei traguardi che tagliamo, altro non sono (o per lo meno così li viviamo) che una conferma implicita del nostro valore: “vedi che tutto sommato sono capace? Vedi che so guadagnarmi l’approvazione degli altri?”. Non serve un psicologo per capire che il bisogno di queste conferme riflette quel magma di insicurezze e paure che ci ribolle dentro.

È proprio per questo che quell’invito di Matteo intercetta qualcosa di profondo e di vitale, che afferisce a quello che siamo e al valore che sentiamo di avere: “Due passeri non si vendono forse per un soldo? Eppure nemmeno uno di essi cadrà a terra senza il volere del Padre vostro. Perfino i capelli del vostro capo sono tutti contati. Non abbiate dunque paura: voi valete più di molti passeri!

Nella vita abbiamo tutti bisogno di incontrare qualcuno che, come un specchio, ci rifletta il senso del nostro valore e della nostra dignità. È davvero felice chi lo trova.


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