“Chi ci separerà?” chiede oggi Paolo rivolgendosi ai fedeli di Roma. Bella domanda, forse una delle più importanti e serie delle vita.
L’interrogativo “Chi ci separerà?” va a toccare una corda centrale e decisiva della nostra esistenza, una di quelle che prima o poi il viaggio della vita ti pone di fronte con cruda realtà e, spesso, con graffiante irriverenza.
Perché in fondo dietro quella domanda c’è l’interrogazione se nella nostra esistenza ci possa essere qualcosa a cui possiamo aggrapparci con fiducia e speranza. In quella tre semplici parole c’è il dubbio, così profondamente umano, se qualcosa nella nostra vita sia capace di restare, di permanere nonostante lo scorrere del tempo; qualcosa capace di garantire una presenza affidabile, permanente, resistente agli urti dei giorni; qualcosa che sappia superare le lacerazioni dei legami, gli abbandoni degli affetti, la lontananza dei cuori, lo sbiadire delle parole e dei ricordi.
Quella domanda ci interroga su quanto sia affidabile questa “base sicura”, questa roccia che abbiamo messo a fondamento della nostra vita, quel pilastro che ci sorregge anche quando la tempesta giunge minacciosa. Nello scorrerei delle ore giungeranno “la tribolazione, l’angoscia, la persecuzione, la fame, la nudità, il pericolo, la spada”: arriveranno come un appuntamento ineludibile della vita e saranno loro a testare l’affidabilità del cardine attorno a cui ruotano le cose… reggerà l’urto? Sosterrà la pressione?
Paolo ci svela un piccolo segreto e ci apre una piccola ma decisiva speranza: non saranno le nostre forze a garantirci nella tempesta ma l’affidabilità del Mistero della Vita. Non importa quanto ci aggrapperemo a quella roccia perché sarà il Fondamento della cose che ci custodirà con potenza e dolcezza, con vigore e tenacia.
Ecco: nessuno ci separerà perché questo Legame Radicale è, fortunatamente, sottratto alle nostre voglie passeggere, alle nostre decisioni fragili, alle nostre mani che così spesso mollano la presa.