Il dolore non è per sempre! La sofferenza avrà una fine! È questa la promessa che il profeta Abacuc ci fa questa domenica.
Per quanto lungo e faticoso, il dolore avrà un termine, una conclusione, un epilogo. Per quanto il tunnel sembri senza uscita e la galleria senza luce alla fine, è fissato un traguardo, un confine, un limite oltre il quale non potrà andare. “È una visione che attesta un termine, parla di una scadenza e non mentisce; se indugia, attendila, perché certo verrà e non tarderà”
La vita talvolta pare un calvario senza termine, un succedersi di piccoli e grandi dolori che rendono faticoso il procedere. Si tratta di piccole o grandi sofferenze, di fastidi, insoddisfazioni, disagi, fallimenti, abbandoni, delusioni e rimpianti. A volte sono grandi tragedie, altre volte piccole ferite nascoste che, nonostante tutto, sanguinano e tolgono il respiro.
Ebbene, di fronte al giusto che ne chiede conto, il profeta non dà facili e consolatorie risposte, non accenna a divine giustificazioni o ancestrali ragioni. “Fino a quando, implorerò aiuto e non ascolti, a te alzerò il grido: «Violenza!» e non salvi? Perché mi fai vedere l’iniquità e resti spettatore dell’oppressione?”. È il grido di allora, è il grido di oggi, è il grido si sempre! È l’urlo dell’uomo di fronte al dolore senza spiegazioni, alla sofferenza gratuita, all‘angoscia senza senso.
Abacuc ci ricorda che non ci sono facili argomentazioni ma c’è una certezza: che la violenza ed il dolore avranno una fine e che non resteranno per sempre. Il profeta ci rassicura che il male non sarà l’ultima parola, che la sofferenza non resterà inconsolata, che il fallimento non resterà senza rivincita.
Ecco il senso dell’attesa, il valore della speranza, il potere della fiducia: vi è una promessa che non delude, un’attesa che non resterà tradita, un compimento che avverrà quando meno ce la aspettiamo!