I recenti fatti di politica internazionale ed interna suggeriscono di avere molta prudenza nei nostri giudizi.
Partiamo dalla brexit: Theresa May aveva indetto due mesi fa le elezioni anticipate con lo scopo di rafforzare il suo ruolo e ricevere una pubblica investitura, per trattare una “hard brexit”, ossia sedere ai tavoli di negoziati con l’Unione Europea con posizioni più forti ed aggressive. Come tutti abbiamo visto non è andata come il premier inglese si aspettava, e la prospettiva di una “hard brexit” sembra essere sfumata, costringendo il primo ministro di Sua Maestà a più miti consigli.
Oltreoceano Il “ciclone Trump” pare essere stato declassato da uragano devastante ad un più modesta tempesta tropicale: non ha certo esaurito il suo effetto, ma sembra aver lasciato molto del suo vigore sul terreno. Il muro con il Messico non procede, l’Obama Care è ancora lì, la chiusura selettiva delle frontiere è giudicata come incostituzionale e l’uscita dal protocollo di Parigi sta creando non poche rivolte interne, tanto che molte città si sono assunte l’impegno di restare fedeli all’accordo sul clima. Se poi aggiungiamo i problemi con i presunti contatti con la Russia, responsabile, pare, di una indebita ingerenza nella campagna elettorale, e le giravolte in politica internazionale (tra Corea del Nord, Russia, Cina, Arabia Saudita, e Qatar) diciamo che non è messo proprio bene…
Veniamo in Francia: Marine Le Pen, la leader del Fronte National che a maggio scorso ha fatto tremare l’Europa, conquistando il 33 per cento dei voti, è in caduta libera: con il 14%, rischia di avere tra 3 e i 10 seggi in parlamento.
Stessa sorte per i pentastellati italiani: l’onda lunga grillina, che doveva fecondare il terreno della politica italiano, aprendo una nuova stagione di democrazia diretta, conosce le secche della sconfitta e non manda nessun suo candidato ai ballottaggi per le amministrative.
Insomma, pare che quel vento gagliardo di “brexit-trumpismo” e di forze antisistema che dovevano scuotere le nostre società stia già iniziando a calare, o, perlomeno, risente di una momentanea bonaccia. Tutto questo forse ci suggerisce di essere prudenti ad indicare rivoluzioni e cambi radicali dell’ “umore globale”: viviamo tempi, incerti, volatili, in continuo movimento… tempi di trasformazioni, di mutamenti e di cambiamenti… è alto il rischio di scambiare una rondine come l’arrivo della primavera. Le cose paiono essere più complesse, più articolate, meno decifrabili e prevedibili di quello che ci aspetteremmo; serve tanta moderazione prima di dare letture univoche e definite.
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