Viviamo tutti tempi duri, frenetici, faticosi, impegnativi… tempi in cui siamo costretti, nostro malgrado, a gestire una valanga di negatività: ti senti circondato, talvolta addirittura assediato, da un tasso di rabbia, aggressività e livore che toglie il respiro. Faccio fatica a capacitarmene: perché certe persone siano perennemente arrabbiate con il prossimo e con il destino, con lo stato, la comunità, le istituzioni e con chiunque gli passa a tiro… vivono perennemente insoddisfatte di se stesse sicché scaricano tutta la frustrazione su coloro che gli stanno attorno e, grazie alla potenza dei social, un po’ su tutti noi. Forse ad alcuni farebbe bene cercare di comprendere l’origine di tanta aggressività, perché, a mio parere, non è per niente fisiologica. Credo sia positivo per chiunque cercare di sciogliere quei nodi irrisolti che ci portiamo dentro, nella speranza che questo ci permetta di vivere un po’ più riconciliati con noi stessi e con la vita.
Fatto sta che in questa rete di rabbia e indignazione ci tocca vivere, e al meglio se possibile, cercando non solo di tenere alto l’umore, ma anche di conservare una visione positiva delle cose, custodendo un sguardo di speranze e di fiducia sugli altri e sulla realtà. Non è facile, lo so, anzi, con il tempo che passa è cosa sempre più ardua: è davvero un’ascesi spirituale, una disciplina interiore che occorre maturare e conservare. Vi assicuro, checché se ne dica, che vivere da uomini di speranza è cosa assai più difficile che lasciarsi andare ad istintivi borbottii, lamentazioni ed insulti…
“Con una simile bellezza si può rovesciare il mondo!” fa dire Dostoevskij ad Adelaìda, uno dei personaggi del suo meraviglioso romanzo “L’idiota”. La bellezza ha questo potere trasformativo, la capacità di rendere il mondo un posto abitabile, affidabile, vivibile. Forse di questi tempi l’unica nostra salvezza, per non precipitare nel baratro della volgarità e della “pornografia verbale”, è quello di restare aggrappati alla bellezza, vivere in sua compagnia, respirare la sua aria, godere del suo ristoro.
Sempre ne “L’Idiota” Dostoevskij scrive: “È vero, principe, che lei una volta ha detto che la ‘bellezza’ salverà il mondo? State a sentire, signori,” gridò ad alta voce, rivolgendosi a tutti, “il principe sostiene che la bellezza salverà il mondo! Ma quale bellezza salverà il mondo?”. Già: quale bellezza ci salverà? Quale bellezza ci renderà uomini autentici, riappacificati con noi stessi e con gli altri? Azzardo (perché in questi casi non si può che sussurrare, con timore e tremore): la bellezza delle piccole cose, quella delle banalità delle vita che ci sta attorno. Ci salverà forse la bellezza delle cose feriali, quelle di sempre, quelle che riteniamo scontate e banali. Ci salverà la bellezza di un sorriso, di un grazie ricevuto e dato; la bellezza di un volto, di uno sguardo, di un gesto, di una parola; la bellezza dell’incontro, con chi è diverso da me, con chi viene da lontano, con chi mi parla di Mondi Altri.
Su la testa, uomini di speranza! Non lasciamoci schiacciare dalla violenza delle parole, dalla volgarità dei gesti, dalla brutalità dei pensieri! È la Bellezza che salverà il mondo!