libri usati

Amo leggere i libri usati, quelli che sono passati da molte mani, quelli un po’ sgualciti. Questi libri hanno perduto quella rigidità iniziale, diventando morbidi e flessibili e ti si spalancano dinanzi come due braccia docili e accoglienti, quasi ad invitarti ad entrare nella loro storia. Questa loro nuova flessibilità acquisita pare che sia fatta per adattarsi al tuo corpo, alle tue mani quando li afferrano o al tuo torace quando ti addormenti con il libro spalancato sul cuore.

Ma c’è una cosa che secondo me li rende preziosi ed unici: sono i moltissimi i volti che li hanno osservati, le infinite dita che li hanno sfogliati, gli innumerevoli tocchi che hanno subito. Quei libri hanno conosciuto molte vite, molte sofferenze e molte gioie. In loro hanno trovato rifugio, conforto, evasione e divertimento tantissime persone prima di te. Sono libri vivi perché hanno conosciuto la Vita, quella discreta e nascosta di tanta gente; quelle pagine hanno accolto e suscitato pensieri che non potremo mai conoscere.

Ogni libro non è qualcosa di statico o definitivo; esso si arricchisce della lettura del lettore, del suo coinvolgimento e dei suoi pensieri. È come se ciascuno di noi, leggendo un libro, ne scrivesse una piccola appendice o ne evidenziasse le parti più belle. La nostra lettura non è mai una cosa neutra, non lascia il testo così come era all’inizio. I nostri occhi che scorrono sulle righe hanno la capacità di donare allo scritto nuove interpretazioni, nuovi ambiti di vita; essi regalano alla parola scritta nuovi sentimenti, nuovi vissuti, come in una generazione infinita di significati.

Quella pagina scritta è stata solo la prima scintilla accesa tra i ceppi: essa ha dato il via a qualcosa che lei non potrà più controllare, ad un movimento di infinite significazioni che nessuno potrà arrestare.

Quando prendo tra le mani un libro usato, mi sento parte di una storia che proviene da lontano, protagonista unico di una staffetta nella quale il testimone è stato consegnato nelle mie mani. Ma solo per ora, solo per il tempo di una lettura, fino al raggiungimento dell’ultima pagina. Dopodiché anche a me sarà chiesto di “lasciare andare quel libro”, affidarlo al fluire delle mani, affinché, nel suo eterno pellegrinaggio, possa trovare nuove braccia e nuovi cuori presso cui prendere temporanea dimora.

 

 


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