Serve tempo per i nostri legami. Ed è proprio quello che ci manca.
Mi rendo sempre più conto che i nostri rapporti richiedono tempo, pazienza, periodi di sedimentazione e di silenziosa crescita. Non avviene tutto subito, ma le cose accadono con il tempo, concedendo loro la possibilità di accadere al momento opportuno.
Siamo purtroppo tutti troppo abituati alla cultura del click, del tutto qui e subito, della presa immediata, della disponibilità istantanea ed è forse per quello che i nostri legami arrancano un po’. Ci piace avere un riscontro immediato dei nostri investimenti, rese facili ed istantanee e fatichiamo molto con i tempi lunghi, con i ritoni a lungo periodo. Ci stanchiamo, temiamo che i nostri siano stati investimenti sbagliati o a fondo perduto. È così che cerchiamo guadagni facili e veloci… non abbiamo tempo di aspettare…
Purtroppo (o forse no) con le persone non funziona così: la fiducia e la confidenza richiedono molto tempo, molta pazienza, capacità di attesa e rispetto. Conoscere qualcuno è un processo lungo e graduale, che ha tempi propri e non disponibili alla nostra attenta pianificazione. A volte servirà qualche giorno, altre volte qualche settimane, per alcuni addirittura mese ed anni… il tempo che ci vuole…
È inutile forzare la mano, inutile affrettare le cose, inutile avere fretta di avere risultati. I risultati, se mai ci saranno, accadranno a tempo debito, quando l’altra persona si sentirà sicura di noi, disponibile all’incontro, non minacciata dalla nostra presenza; quando percepirà la nostra accoglienza ed incondizionata vicinanza; quando non si sentirà giudicata o ferita. È solo allora che farà un passo verso di noi, un passo timido, piccolo, una piccola apertura di credito che significa “ci provo, di do una possibilità”. È così che il miracolo dell’incontro ha inizio, la festa della condivisione può vedere la luce. È la sorpresa inaspettata del seme messo nella terra e che affiora e germoglia secondo logiche che a noi sfuggono completamente.
Quando il Piccolo Principe chiede alla volpe come si fa ad “addomesticarsi”, a conoscersi ed incontrarsi, la volpe così lo istruisce: “Bisogna essere molto pazienti. In un primo tempo ti siederai sull’erba un po’ distante da me, così. Io ti seguirò con la coda dell’occhio e tu non dirai nulla. Il linguaggio è una fonte di malintesi. Ma, ogni volta, potrai sederti un po’ più vicino…(…) Sarebbe meglio tornare sempre alla stessa ora. Per esempio, se tu vieni sempre alle quattro del pomeriggio, alle tre io già comincerò ad essere felice. Più si avvicinerà il momento, più mi sentirò felice. Alle quattro comincerò ad agitarmi e sarò in apprensione; scoprirò allora qual è il prezzo della felicità! Ma se tu vieni quando ti pare, non saprò mai quando preparare il mio cuore…”