“La vita dell’individuo nella cultura occidentale contemporanea è, in gran parte, priva di ciò che può essere chiamato saggezza.
Con nozioni come quelle di saggezza e quelle collegate di spiritualità, profondità, pienezza di significato e edificazione, intendo vari modi in cui la persona si apre all’incontro con gli orizzonti infiniti di significato che si intersecano nella realtà umana.
Vista così la saggezza – da distinguere dalla conoscenza e dall’abilità – richiede che io vada oltre il mio ristretto sé e la limitazione dei miei preconcetti e dei miei atteggiamenti; oltre le mie opinioni e i miei desideri particolari a cui sono tentato di rimanere attaccato: e oltre tutto ciò che tendo a prendere come incontestabile, già sistemato, come una fatto finito.
L’incapacità di andare oltre tutto ciò – ossia in altre parole lo scivolare nei propri atteggiamenti, opinioni, ideali e desideri già fissati e definiti – imprigiona l’individuo in un mondo ristretto e pietrificato e si manifesta come vuoto e mancanza di senso.
Tali manifestazioni sono oggi tanto pervasive che molti le danno per scontate come naturali, facenti parte della vita, raramente lottano per qualcosa in più che sostenere il loro corrente modo di essere con la gratificazione personale, la sicurezza, la comodità o il guadagno materiale. In questo senso viviamo in un tempo di crisi, in un tempo in cui l’esistenza umana sta perdendo la sua dimensione di profondità, saggezza e spiritualità e sta diventando sempre più superficiale, egocentrica e unidimensionale.” (Ran Lahav)