conoscere

C’è forse una differenza tra conoscenza ed istruzione: l’istruzione gode di quello che sa, la conoscenza si nutre di quello ancora non conosce.

Trasferire la conoscenza (ad un giovane, ad un figlio, ad uno studente in genere) non penso implichi primariamente il comunicare contenuti, nozioni, dati o informazioni… questo forse è la parte più facile e forse, a ben vedere, meno significativa. Educare alla conoscenza significa trasferire il fascino per le cose che ancora non si comprendono, la curiosità dell’esplorazione, dell’investigazione, della comprensione di quelle mille cose che ancora non sai e che le dieci che conosci lasciano solo intravedere ed immaginare.

È come quando, prendendo a prestito un esempio culinario, accompagniamo un ragazzino di fronte alla vetrina di una meravigliosa pasticceria. Educarlo alla conoscenza non vuol dire fargli trangugiare ogni sorta di dolce, né riempirlo di ogni prelibatezza, ma sedurlo al desiderio di quei mille dolci che non ha mai assaporato, iniziarlo a sapori nuovi, fargli pregustare l’infinita varietà di variazioni sul tema, di cui non ha mai fatto esperienza . Forse il conoscere ha più a che fare con l’appetito che con l’abbuffata: è più importante quello di cui senti la mancanza rispetto a quello che ti ha già riempito la pancia.

Educare alla conoscenza è come alimentare e dare forma a quella brama di cose nuove che abita il nostro cuore, e far sperimentare il fascino per ciò che ancora non si sa, stimolare la curiosità per come il mondo si mostra, nella sua enigmatica bellezza.

È forse per questo che nel nostro tempo, così assuefatto alla cultura della competenza, dell’efficienza e della prestazione, i nostri ragazzi fanno fatica a subire l’incanto della conoscenza: manca la seduzione dell’Ignoto, di quello che non si possiede e non si conosce, di quello che si palesa di fronte come una intrigante novità. Quando hai la pancia piena di junk-food è difficile essere sensibili al fascino dei sapori ricercati ed inediti…

Scrive Massimo Recalcati in quel meraviglioso libro che è “L’ora di lezione. Per un’erotica dell’insegnamento”: “L’erotica dell’insegnamento si sostiene invece sull’amore per il sapere che è un amore per una mancanza che ci attira e causa il desiderio di sapere. Questo significa che il sapere non è un cemento (armato?), né pappa asfissiante da ingurgitare, buona solo per generare anoressia mentale, ma è ciò che avvia una trasformazione del soggetto dalla quale scaturisce il desiderio del sapere come condizione di ogni possibile sapere” (pag. 65)


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