fare attenzione

È curioso perché il primo avvertimento che il Vangelo di Marco mette sulla bocca di Gesù nella pagina della prima domenica di Avvento è “fate attenzione”. Non pregate, o fate l’elemosina o fate opere buone… certo, queste sono cose che il Maestro chiederà ai suoi discepoli ma il Vangelo ci fa iniziare questo tempo di avvento con una cosa ordinaria quanto mai praticata oggi fino in fondo: fare attenzione. Proprio come “un uomo, che è partito dopo aver lasciato la propria casa e dato il potere ai suoi servi, a ciascuno il suo compito, e ha ordinato al portiere di vegliare”: fare attenzione come chi ha ricevuto una grande responsabilità ed un importante compito a cui attendere…

Ma “fare attenzione” a cosa poi? Questo il Vangelo non lo dice e forse è proprio questa assenza la parte significativa. Come a dire: non occorre stare attenti a qualcosa o a qualcuno ma diventare persone che attraversano la vita con attenzione, con concentrazione, con riguardo ed avvertenza. L’attenzione non si deve riversare su qualcosa in particolare ma restare come atteggiamento di fondo, come pratica consueta e quotidiana, come un abitudine che è divenuta talmente familiare da risultare quasi automatica.

Forse perché solo quando questa benedetta attenzione sarà stata allenata e affinata, diverremo capaci di scorgere i “segni dei tempi”, come ci viene ricordato in un altro passaggio del racconto evangelico, ossia quei piccoli cambiamenti che tradiscono l’arrivo di tempi nuovi. È questa il vero banco di prova della nostra capacità di fare attenzione: vedete, ad un fatto straordinario e spettacolare tutti volgono la propria attenzione; ad un suono assordante, ad una scena incredibile non è difficile dedicare un po’ della nostra attenzione. Sono invece le piccole cose che sono più difficili da scovare, da notare e da mettere al centro della nostra cura. “Quando vedete che mettono le prime foglioline, voi capite che l’estate è vicina” dice il maestro.. ma le foglioline piccole non sono cose che balzano all’occhio naturalmente: occorrono sguardi allenati e abituati a scorgerli sul rami ancora spogli dall’inverno.

Forse è per questo che occorre diventare “esperti di attenzione”: non per vivere come gente ossessionata dall’ordine e dalla pulizia ma come persone che sanno leggere in profondità l’oggi che abitano, riconoscendo quelle tenui e fragili novità che stanno sbocciando sotto i nostri occhi, quei piccoli cambiamenti che sfuggono ad uno sguardo superficiale e affrettato, quelle tenere germinazioni che solo l’occhio esperto del contadino sa riconoscere come l’annuncio della primavera che sta giungendo.


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