È davvero incredibile la storia di Ada e Tom: lei ha 98 anni, Tom 80; lei è la mamma e lui il figlio. La loro vicenda è balzata agli onori della cronaca in quanto protagonisti di un evento che solo un secolo fa sarebbe stato difficile immaginare. Tom non si è mai sposato ed ha sempre vissuto insieme alla madre. L’anno scorso Tom, alla veneranda età di 79 anni, ha perso la propria indipendenza a causa della malattia ed è stato ricoverato nella casa di cura di Moss View Care di Liverpool. La cosa di per sé non ha nulla di strano: conosciamo personalmente numerosi casi analoghi. Ma è accaduto che dopo circa un anno la madre Ada, 98 anni suonati, decide di seguire il figlio nella casa di riposo, per continuare a fare quello che ha sempre fatto nella sua vita: accudirlo. Ada è vedova e gli altri figli hanno famiglie ed esistenze proprie. Mentre Tom non ha mai avuto altri amori all’infuori di lei e oggi le loro solitudini si fanno compagnia. I due passano le giornate in serena compagnia, guardando la TV e facendo i classici passatempi da anziani. “Auguro a Tom buona notte e buongiorno – racconta Ada al Liverpool Echo – e quando vado dal parrucchiere so che lui aspetta il mio ritorno a braccia aperte. Non si smette mai di essere mamma“.
Se è vero che nessuna mamma cessa mai di essere tale, anche se il suo “bambino” si sposa, diventa adulto, ha figli propri e diventa autonomo, è pur vero che la storia di Ada spinge questa relazione ed affetto a limiti inconsueti e commoventi, quasi paradossali: una mamma quasi centenaria che si sacrifica per accudire il suo “bambino” ottantenne e malato. Stiamo davvero vivendo tempi pioneristici in cui siamo costretti ad affrontare situazioni che mai le generazioni precedenti si erano trovate a fronteggiare e che ci spingono ad individuare soluzioni tanto inedite quanto inconsuete.
Il prolungamento dell’età della vita pone non solo problemi economici e sociali (vedi la tenuta dei sistemi previdenziali), ma genera condizioni che interpellano le dimensioni di fondo del nostro essere uomini, così come lo è l’essere padre e madre. Essere madri a cent’anni e non cessare di svolgere il proprio compito di accudimento; occuparsi dei figli anche quando le forze ci stanno lasciando, solo perché il figlio, anch’egli anziano, richiede la nostra cura. L’età prolungata ci condanna a ripensare e riconsiderare alcune costanti che fino a pochi decenni fa avevano strutturato la vita delle generazioni per secoli. Esisteva un avvicendarsi naturale delle generazioni in base al quale ai padri succedevano i figli attraverso ruoli definiti e con tempi consolidati. Ora tutto questo è divenuto più fluido e mutevole: ci sono nonni che mantengono i nipoti e genitori che continuano il loro accudimento verso la prole per tempi assai prolungati.
E tuttavia, al di là dell’aspetto sociologico della questione, quale straordinaria testimonianza di dedizione e di amore rappresenta la storia di Ada e Tom! Racconta la forza di un amore materno che non conosce età, che rompe le barriere della convenzione e delle abitudini. Narra di un amore fecondamente creativo, che sa trovare sempre nuovi modi per donarsi, nuove strade per raggiungere la persona a cui si vuole bene.
In fondo la vicenda della famiglia di Liverpool sembra attestare che possono cambiare anche i contesti esistenziali, possono mutare i paradigmi e le strutture sociali ma esistono sentimenti e legami che ci appartengono in quanto uomini, che ci identificano e senza i quali smarriremmo la nostra dignità ed il nostro valore. Essere madre ed essere figlio è qualcosa che la modernità ed il progresso non ci possono strappare né possono offuscare. Ciascuno di noi porta impressa nella propria carne, che lo voglia o no, questo “marchio di fabbrica”, questo tratto costitutivo della propria identità: ciascuno di noi è “figlio”, è stato generato da una madre, è stato posto nell’esistenza non per proprio volere ma per decisione altrui, quale gesto di somma libertà e gratuità. Questo legame che ci ha posto nella vita è talmente forte che lo sentiamo come un vincolo radicale che nulla e nessuno può spezzare; un vincolo che è capace di sopravvivere anche quando la morte tenta di incrinarlo. Ciascuno di noi resta figlio per sempre, così come le mamme resteranno tali per l’eternità. Forse è quello che Ada e Tom ci testimoniano, nella stravaganza e singolarità della loro vicenda.
questo mio articolo è stato pubblicato sul numero di Gennaio di LodiVecchioMese