Luisa ed il suo violoncello

Osservare Luisa suonare il suo violoncello è uno spettacolo per la vista oltre che per l’udito. La sua presenza, il movimento delle sue mani, l’intimità che si crea tra lei e lo strumento è qualcosa di stupefacente, soprattutto per uno come me che è analfabeta di musica.

La vedi sul palcoscenico “avvinghiata” al suo violoncello e devi ammettere che il verbo non è per nulla una forzatura e ben descrive ciò a cui stai assistendo.  Infatti la posizione del musicista di questo strumento prevede un vero e proprio abbraccio tra la donna e lo strumento, stretti in un contatto corpo a corpo che ha un non so che di sensuale e mistico. Lo strumento è come accolto nel grembo della musicista, le mani si muovono con dolcezza ed estro come ad accarezzarlo, a solleticarlo, a provocarlo, coinvolti in un gioco di reciproca seduzione a cui è difficile restare indifferenti.

Non c’è nulla di meccanico in quel tocco delle dite che sfiorano le corde, nulla di solo fisico nel movimento dell’arco che sollecita con grazia ed estro lo strumento. Intuisci che c’è qualcosa di più profondo, più passionale, più carnale. Vi è una intimità che si crea tra Luisa ed il suo violoncello quando la musica inizia; è simile ad una danza, ad un corteggiamento, ad un gesto di seduzione che solo una donna innamorata sa esprimere.

Ma la cosa davvero sorprendete è il suo volto: quando la musica esce dal suo strumento riconosci sul volto di Luisa i tratti della passione, del dialogo bocca a bocca, del trasporto estatico, di quell’essere trascinati e condotti da un amore che non controlli e che puoi solo assecondare come una forza misteriosa e seducente.

Sì, Luisa sa creare una singolare atmosfera quando suona la sua musica: percepisci un non so che di carnale e di spirituale, tutto in un solo sguardo e nella scivolare di poche note. C’è spirito e materia, corpo e anima, carne e musica; ci sono mani che generano suoni e suoni che spalancano orizzonti. C’è tutto questo nel corpo di Luisa abbracciato al suo violoncello. Hai la sensazione di assistere indegnamente ed impudicamente ad un evento talmente intimo da rendere sacrilego il tuo occhio ed il tuo orecchio. Pare come il disvelamento di una intimità sottratta al suo naturale pudore, esposta ad occhi inopportuni e rapaci.

Eppure di fronte a quella intimità predata non riesci a restare estraneo ma subisci il suo fascino, misterioso e potente; sei come introdotto e reso partecipe di quell’evento misticamente e carnalmente eccedente. Quella danza, quel gioco seduttivo tra musicista ed strumento non ti lascia indifferente ma ti coinvolge, ti ammalia, ti fa vibrare come una corda che entra in risonanza sulla medesima nota.

Ed è proprio in quell’attimo che accade il miracolo, è in quel frangente che l’arte disvela il suo potere di creare universi che il musicista sa abitare insieme ai suoi uditori. E così quando le note nate in quella intimità giungono alle tue orecchie, beh, allora nascono echi sentimentali, affinità percettive che superano lo spazio ed il tempo.

È questione di attimi, di sussulti effimeri dello spirito, una sottile breccia di luce nella quale c’è tutta l’emersione della comunione dei sensi.

 


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