Temo che abbia ragione Virzì, in un’intervista rilasciata su un quotidiano nazionale: l’attuale situazione politica italiana è nata quando si è iniziato a far circolare, come un pensiero ed una percezione ricorrente, che l’Italia era uno paese alla sbando, che versavamo tutti in un condizione talmente disperate e senza futuro che qualunque politico sarebbe stato meglio di coloro che ci avevano governato fino ad allora, che il primo obiettivo era di disfarsi degli attuali corrotti e impresentabili amministratori, non importava sostituiti da chi, con che idee sostitutive, con che programmi e competenze.
Intendiamoci: non dico che in Italia non ci fossero problemi, anche seri e gravi e che c’erano fette importanti della popolazione che hanno sofferto la recente crisi economica in modo feroce e devastante. È che questo racconto di disperazione, costruito un po’ ad arte, ha preso piede e si è imposto come l’unica interpretazione possibile della realtà. Anzi: chi non leggeva le cose in modo così nero ed unilaterale risultava agli occhi dei più come un disonesto intellettuale, un collaborazionista, un servo del potere.
È questo mood, alimentato con sapienza sui social, che ha soffiato sul fuoco del disagio ed è stato in grado di costruire una percezione del reale che non dico sia sbagliata, ma sicuramente parziale. Quando questa sensazione delle cose diviene così diffusa e condivisa è difficile tentare di offrire letture alternative o quanto meno complementari, ma si rischia di entrare tutti in un tunnel che non prevede vie di fuga…
Il risultato? Beh, ad esempio oggi all’Eliseo ci sarà l’incontro con il presidente francese del nostro nuovo primo ministro, il Prof. Conte, un perfetto sconosciuto, senza alcuna esperienza né in ambito amministrativo né tanto meno politico e diplomatico. Uno che è “venuto dal nulla”, tanto che non sappiamo cosa pensi, cosa dirà alla controparte francese, che posizione terrà sui principali dossier in discussione. Il classico “uomo qualunque”, l’uomo del popolo, colui che è chiamato a difendere gli intessi del popolo. Anche questa è bella però: qualcuno mi sa dire che cosa significa “difendere gli interessi degli italiani”? E’ un affermazione talmente generica da risultare propagandistica. Gli interessi di quali italiani? Degli operai o delle industrie? Dei commercianti o della piccole imprese? Dei consumatori o dei produttori? Non è che tutti questi interessi sempre collidano, sapete… Questa “difesa” è così indeterminata e vaga che ci sta dentro tutto ed il contrario di tutto… una indefinizione ed una “leggerezza” politica che fa preoccupare…
D’altra parte se si è convinti di vivere una condizione tipo “si salvi chi può” non è che si può stare molto a disquisire su chi possa essere il salvatore…