C’è un vecchio adagio che recita che alla fine nasciamo tutti belli e moriamo tutti santi.. anche Marchionne non fa eccezione a questa ferrea regola e sui giornali è già iniziato un elogio, spesso a metà strada tra lo stucchevole ed il retorico. Le qualità dell’uomo, indipendentemente dal giudizio che possiamo dare sul suo operato come imprenditore, sono indubbie, così come i risultati industriali raggiunti (anche qui, senza voler esprimere un giudizio di valore). L’impatto che il suo operato ha avuto non solo sul gruppo industriale che ha guidato, ma, per riflesso, su sistema Paese e sulle relazioni industriali è davvero stupefacente. Chi ha un po’ di memoria, si ricorda che quando divenne AD di FIAT, la casa automobilistica torinese era data sulla soglia del fallimento, un “ferro vecchio” del Novecento non più competitivo nel nuovo contesto globalizzato; insomma un pezzo da museo, bello per farci qualche ricostruzione storica ma assolutamente inadeguato a fare business nel terzo millennio. Checché se ne dica, Marchionne è riuscito a rilanciare il gruppo, offrendogli non solo un futuro a cui guardare, ma pure un’apprezzabile collocazione di mercato. Ma non era di questo che volevo scrivere: lascio ad altri più preparati la valutazione delle scelte economiche compiute.
C’è invece un aspetto che trovo interessante e sul quale vale la pena spendere due parole. Mi ha sempre affascinato lo sguardo di Marchionne sul futuro: badate, è una cosa rara e denota una forte capacità di visione e progettualità.
Il futuro ci può spaventare o stimolare, essere una minaccia o una opportunità, un rischio o una sfida. Tutto dipende dallo sguardo che maturiamo sul domani, sul tempo che deve venire e sulle sfide che esso inevitabilmente porta con sé. I tempi attuali poi rendono questo sguardo qualcosa di problematico e faticoso: la complessità e la indecifrabilità dei tempi che viviamo spingono i più (basta leggere due pagine di giornale) ad assumere un giudizio scettico e depresso sul futuro, un atteggiamento remissivo e sempre più rivolto al passato, quando “si stava meglio”, quando le cose erano (forse) più semplici e comprensibili. La tentazione a rinchiudersi in schemi vecchi, benché consolidati, è fortissima, così come la nostalgia per rimpiangere ciò che non è più. Fateci caso: molti dei politici e dei leader attuali vivono con gli occhi al passato, usando ricette vecchie e superate. Lo sanno anche loro che certe cose non funzionano più ma faticano ad individuarne delle alternative sicché ci si accontenta con quello che si ha.
Una cosa che ho apprezzato invece di Marchionne è stata la sua capacità di pensare “fuori dagli schemi”, di rompere l’ovvio, quello che si è sempre fatto, ed immaginare quello che potrebbe accadere di nuovo. L’alleanza internazionale con Chrysler e la scelta di giocare in un mondo globalizzato era forse quanto di più distante c’era per la cultura industriale di FIAT, cresciuta nel contesto protetto del Bel Paese, tra sovvenzioni pubbliche e rottamazioni di stato. Guardate che servono grandi uomini per pensare cose nuove: la maggior parte di noi ripete a pappagallo parole altrui; solo pochi sanno dire parole nuove, generare pensieri innovativi, spezzare le catene dell’ovvio che ci tengono imprigionati nell’oggi.
Quanto il nostro Paese avrebbe bisogno di uomini così, pronti a sfidare il futuro, a cavalcare l’onda del domani, senza paure, senza chiusure, avendo il coraggio e l’ardore di navigare in mare aperto e di lasciare il piccolo cabotaggio vicino alla riva! Giusto per fare qualche esempio: pensate a quanto il dossier Alitalia ed Ilva avrebbero bisogno di persone che sanno sfidare il futuro con visioni innovative ed inedite!
Ma anche nella nostra piccola storia personale: quante volte ci accontentiamo di parafrasare quanto altri hanno già detto, di mimare quanto altri hanno già fatto, per paura o pigrizia, per conservazione o rinuncia? Quanto ci rassicura giocare la partita che abbiamo sempre giocato, di cui conosciamo a memoria le regole, i trucchi ed i rischi.. quanto ci destabilizza adeguarci a contesti nuovi, inediti per noi e per gli altri, che ci forzano ad adottare stili innovativi, pensieri alternativi, atteggiamenti inconsueti…Che ci piaccia o no, viviamo tutti un momento di transizione, un epoca di passaggio, tempi di cambiamento… possiamo fuggire o restare, vivere o sopravvivere… per usare le parole stesse di Marchionne “Non possiamo mai dire: le cose vanno bene. Semmai: le cose non vanno male. Dobbiamo essere paranoici. Il percorso è difficilissimo. Siamo dei sopravvissuti e l’onore dei sopravvissuti è sopravvivere.”