Una volta la politica era la scienza del possibile, l’arte della decisione, dell’iniziativa, degli atti pensati e compiuti per il bene comune. Ora è divenuta una sorte di arte propagandistica per animare i social media.
Fateci caso: se prima era la polis (o la piazza se preferite) il luogo in cui la politica trovava il suo naturale ambiente, ora sono i social l’ambito in cui il messaggio politico viene costruito e veicolato, in cui si consolida il sostegno a questo o quel partito, dove si formano opinioni e posizioni. Pare come se la politica si sia trasferita dalla concretezza delle cose, del mondo e dei problemi alla virtualità della rete, dei contatti, dei like e dei blog.
Una grande pensatrice come Hannah Arendt sosteneva che l’azione umana si articola in tre forme: il produrre, l’operare e l’agire. Il primo è l’agire legato alla sopravvivenza dell’uomo: si produce per nutrirsi e per stare al mondo. Il secondo, l’operare, definisce quelle azioni che sono legate alla nostra capacità di plasmare l’ambiente che ci circonda, creando un mondo artificiale ed umanizzato. Ma solo l’agire in quanto tale mette in rapporto diretto gli uomini, senza mediazioni di oggetti. È il senso della politica, dell’azione guidata dalla parola e dal pensiero, unica vero agire che connota l’uomo e che esprime la sua dignità ed il suo valore.
La politica diviene così espressione propria della condizione umana nella misura in cui diviene “azione sul mondo”, manifestazione della forza della parola umana capace di modificare l’ambiente e le cose.
Mi pare invece che oggi la politica sia diventata prigioniera di annunci e di proclami, come rinchiusa, anzi asserragliata nella virtualità dei social media ed incapace di intercettare la concretezza delle vite. Se fate attenzione, nel mondo reale succede molto meno di quanto viene annunciato: pochissime cose vedono la luce, nessun provvedimento, nessuna legge, nessuna decisione che abbia un qualche impatto vero e solido. Tutto è così effimero e “virtuale” che ormai si pensa si governare un paese con annunci su facebook, in una diretta video continua che dà l’impressione di presenza ma che in realtà manifesta un vuoto ed una assenza drammatica.
Assenza di politica, sì. Di quell’arte nobile che consiste nel fare le cose, nel silenzio, nella quotidianità, un pezzo alla volta, un problema dopo l’altro, un sfida dopo l’altra perché solo così, come sostiene la Arendt, si passa dall’arte del sopravvivere a quella del vivere da uomini.