felicità imperfette

Può essere che mi sbagli, ma ho sempre pensato che la felicità fosse una parola che si può solo declinare al futuro. Non mi basta essere felice adesso ma occorre anche la “ragionevole” certezza che tale felicità sarà buona anche per domani e, se possibile, il giorno dopo.

Faccio fatica ad essere felice quando so che la gioia che sto godendo è talmente precaria da non reggere il peso del tempo e che rischia di sciogliersi come la neve al sole. Per me la “felicità perfetta” è quella che dall’oggi si sprigiona anche sul domani e oltre, come una benedizione che nasce dall’istante presente e si prolunga anche per il tempo a venire.

Tuttavia maturando ti accorgi che questa “felicità perfetta” non è di questo mondo e che la pretesa di essere felice in questo modo porta alla conseguenza di non essere felice affatto. Scopri così che occorre godere di una “felicità imperfetta”, quella cioè che non ha alcuna garanzia di durata e che possiede una data di scadenza chiaramente stampata sulla sua etichetta.

Non è facile (per lo meno non lo è per me…) godere di queste felicità così fugaci e precarie, roba che resta “fresca” solo per l’oggi e che domani rischia di essere già appassita o rancida. È faticoso imparare a godere l’attimo sapendo che esso fugge via irrimediabilmente. Forse perché questa consapevolezza della sua fugacità ci assegna la responsabilità di goderne in modo pieno e completo subito, senza delegare al domani possibili recuperi e rivincite. È forse il pensiero che non ci sia un “tempo supplementare” in cui ri-godere quanto sfuggito all’oggi (ma esiste davvero poi questo tempo?) che mi mette in difficoltà. È come avere un solo tentativo per tirare la freccetta e sapere che non ci saranno tentativi aggiuntivi: o fai centro subito o non lo farai mai più.

In fondo è la consapevolezza che la vita è qui, ora, adesso che mi rende così faticoso godere di queste “felicità imperfette”. È il peso della transitorietà del presente che rende complicato essere felici. Quando i capelli bianchi iniziano ad apparire sulla tua testa comprendi che non c’è felicità per il domani ma solo quella che puoi gustare pienamente nel momento presente.

Assomiglia un po’, questa felicità, al dono della manna che il popolo di Israele riceve nel deserto per sopravvivere durante l’esodo. Non si può conservare, ne accumulare nei granai, ma solo godere e implorare giorno dopo giorno. Ogni giorno la sua dose.


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