Ci sono diversi nomi che in queste ultime settimane sono assurti ai clamori della cronaca. Nomi di persone normali, gente qualunque, che non possiede titoli particolari per guadagnarsi le prime pagine dei giornali e che, tuttavia, hanno catturato, l’attenzione dei media. Sono nomi e volti che rimbalzano qua e là tra le pagine internet, nei commenti degli esperti, nelle discussioni sui social e spesso anche nelle chiacchere al bar.
La prima protagonista che vorrei ricordare è diventata famosa suo malgrado e all’origine della sua fama sta proprio il mistero che ha accompagnato la sua comparsa sulla scena. È successo infatti che a Pesaro alcune telecamere di sorveglianza avevano ripreso una donna che con scopa e paletta in mano puliva alcune strade della città marchigiana. Non era una dipendente comunale né una lavoratrice di una impresa di pulizie ma una normale cittadina che, con assiduità e passione, teneva in ordine quel pezzetto di città in cui si trovava a vivere. Ne era nata una specie di caccia all’uomo: il sindaco di Pesaro aveva fatto appello ai propri concittadini affinché lo aiutassero a identificare questa misteriosa donna, meritevole, secondo il primo cittadino, di un riconoscimento pubblico per il generoso senso civico mostrato. E alla fine la ricerca ha avuto successo: si chiama Natsuko Takase, quarantenne giapponese che abita ormai da vent’anni a Pesaro; è discendente di una famiglia nobile nipponica, è una cantante non professionista e coltiva questa sua passione frequentando il Conservatorio di Rimini.
La seconda protagonista è assai più nota ed assai più giovane della prima: Greta, all’anagrafe Greta Eleonora Thunberg Ernman. È una sedicenne svedese balzata agli onori della cronache per la sua incredibile battaglia ecologica. Greta è affetta dalla sindrome di Asperger (un disturbo della fasi dello sviluppo) ma nonostante questa sua condizione non rinuncia a fare sentire la sua voce in difesa dell’ambiente e contro i cambiamenti climatici. Nell’estate del 2018 Greta lancia lo slogan “Skolstrejk för klimatet” (Sciopero della scuola per il clima): infatti l’adolescente svedese, in vista delle elezioni politiche dell’autunno, decide di non partecipare alle lezioni scolastiche e di trascorrere le potenziali ore di lezione di fronte al parlamento svedese per sensibilizzare i governanti sulle tematiche ambientali. Anche dopo le elezioni, ha continuato a manifestare ogni venerdì, lanciando così il movimento studentesco internazionale “Fridays for Future”. È sull’esempio di Greta che il 15 Marzo scorso un milione di giovani in Italia e diversi milioni in tutto il mondo (da Auckland in Nuova Zelanda a Sidndey, da Tokio a Seul, e poi Nuova Dheli, Milano, Roma, Barcellona, Dusseldorf, Vienna per un totale di 1800 città) sono scesi in piazza per ricordare ai governanti che il pianeta è uno solo e che non esiste alcun piano B per salvare la terra. In forza della sua coraggiosa battaglia, Greta è stata invitata a prendere la parola alla COP24, vertice delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici tenutosi a Katowice, in Polonia e successivamente al Forum Internazionale di Davos del 2019 ai cui partecipanti ha rivolto parole assai dure e provocatorie.
La storia del 28enne Brenton Tarrant Harrison è, ahimè, di tutt’altra natura. Sempre il 15 marzo scorso (singolare coincidenza) il giovane neo zelandese armato di tutto punto con fucili automatici fa irruzione in due moschee di Christchurch e ammazza a sangue freddo 49 persone, colpevoli di trovarsi in un luogo di culto islamico in un normalissimo venerdì di preghiera. Brenton appartiene ad un gruppo di suprematisti bianchi ed è ossessionato dalla presenza di una esigua minoranza islamica nel suo paese. Preoccupato che la sua terra potesse venire invasa da una nuova colonizzazione islamica, il giovane sceglie di compiere questo gesto stragista, in risposta, a suo dire, ai precedenti attacchi di matrice culturale opposta. Due estremismi che si confrontano a colpi di morti innocenti e sanguinose stragi.
Le storie di Natsuko, Greta e Brenton ci testimoniano il fatto che le idee ed i sogni (così come gli incubi) camminano sempre con le gambe delle persone e che le idee, per quanto belle o drammatiche, restano tali se non trovano qualcuno capace di dare loro voce, di tradurle in una prassi concreta che si sforza di cambiare (o per lo meno ci prova) la vita delle persone. Le ideologie, i grandi sistemi, i valori e le follie della storia diventano concrete e reali perché alcune persone hanno il coraggio e la disponibilità di farsene carico, di assumerle nella propria vita e di declinarle in azioni, comportamenti, scelte, stili di vita, atteggiamenti e sentimenti. Anche il male, per quanto assurdo e folle, diviene concreto e mortifero, nella misura in cui la libertà e la responsabilità dell’uomo scelgono di accoglierlo, di aderire alla sua suggestione, di assecondare il suo paranoico fascino.
Ma forse c’è una seconda considerazione che le vicende di Natsuko, Greta e Brenton possono suggerire. In questo mondo possiamo decidere di vivere da cittadini o da alieni; da persone che sentono la terra che calpestano come la propria patria da custodire e tutelare o come lo spazio per una guerra identitaria di difesa di quell’angusto mondo in cui ci si è barricati. Tutto dipende da noi, dal modo in cui scegliamo liberamente e responsabilmente di abitare questo mondo. Ci possiamo stare da vigili custodi, persone che sentono la responsabilità e la cura verso la gente che vive con noi, verso l’ambiente che ci circonda, verso quella “casa comune” che sola ci ospita e ci consente di vivere; oppure ci possiamo stare da moderni barbari, gente sempre in lotta con un nemico che cambia di giorno in giorno, gente che vive con sospetto e diffidenza verso ogni forma di alterità e diversità; la scelta è tutta nostra: non la possiamo demandare a nessun altro.
Già dal primo istante in cui apriamo gli occhi su questo mondo ci è posta la più radicale e significativa delle domande: “Dove sei?”, ossia “In che luogo ti trovi? In che ambiente vivi? Chi è il tuo vicino?”. È dalla risposta a questa domanda che emerge lo stile della nostra vita: possiamo vivere questo mondo da figli, consapevoli del dono che abbiamo ricevuto e della responsabilità che ci è stata assegnata; oppure possiamo stare su questa terra da ospiti rancorosi ed insofferenti, aggressivi e violenti, cinici ed egoisti. Natsuko, Greta e Brenton hanno fatto la loro scelta: e noi?
Questo mio articolo è stato pubblicato sul numero di Marzo di LodiVecchioMese