In certi “tornanti della vita”, quando qualche evento particolare accade nella vita delle persone a cui voglio bene, mi piace scrivere una lettera, un semplice messaggio personale da consegnare all’altro, come testimonianza di affetto, vicinanza e condivisione. Quando ho tempo, mi piace che questa lettera sia scritta su carta, scritta di mio pugno, in modo che anche la grafia esprima quel tratto unico e personale che ciascuno di noi possiede.
Trovo che la lettera possieda qualcosa di intimo e diretto e che esprima una comunicazione “a tu per tu” che altri mezzi, forse più moderni, non sanno manifestare. È bello un messaggio su WhatsApp, è piacevole sentire la voce dell’amico dall’altra parte del telefono, ma la parola scritta sulla carta mantiene una dimensione di intimità e lentezza che sono ineguagliabili.
Quella parola impressa dalla mano sulla carta conserva un andamento lento e calmo, lasciando tempo all’interlocutore di gustare la parola, di prendersi il suo tempo, di fermarsi quando necessario, di ritornare infinite volte su quella frase o su quella espressione. Puoi leggere, rileggere, ritornare, pensare, sentire, ascoltare, riflettere, e poi ritornare al testo, per continuare il tuo viaggio. Nella lettura di una lettera l’altro è come “messo a suo agio”, concedendo a lui la scelta di come entrare nella comunicazione, come aprirsi all’ascolto e al dialogo.
La lettera possiede questo tratto mite e umile, a cui oggi siamo poco abituati: ci piace ottenere un immediato riscontro a ciò che diciamo; guardiamo ossessivamente a quelle due tacchette vicino al messaggio di WhatsApp, impazienti che diventino subito blu. Abbiamo bisogno, un bisogno malsano, di riscontri immediati, di evidenze tangibili, i repentini ritorni alle nostre parole. Con la lettera non funziona così!
Scrivi delle parole e le affidi all’altro, accettando che se ne appropri quando e come deciderà lui, non sai nemmeno se mai la leggerà quel tuo scritto o se invece sarà destinato al cestino. Con la lettera sperimenti l’incertezza del successo, che altro non è che l’affidamento alla libertà dell’altro. Non vedrai la sua faccia quando leggerà le tue parole, non riuscirai ad immaginare quello che pensa, non ti sarà concesso il lusso di provare soddisfazione o rammarico alla consegna del tuo messaggio. L’altro reagirà e ti risponderà nei modi e nei tempi che riterrà opportuno, senza fretta, senza costrizioni e senza vincoli.
Ogni lettera è come un messaggio nella bottiglia, lanciato nel mare della vita: non sai mai su quale spiaggia si arenerà, né di quale umore troverà il suo destinatario, né se mai giungerà a destinazione. Lanci la bottiglia tra le onde e, con speranza e fiducia, ti affidi al mistero delle correnti.