Buttare in là la palla può far guadagnare qualche giorno, ma difficilmente risolve i problemi.
Lo abbiamo sperimentato tutti in cose anche semplici e banali: la tattica dilatoria può alleggerire la pressione per una scadenza o far prendere fiato, ma i problemi e le questioni che hai posticipato ti si ripresentano puntuali all’occasione successiva. E sei fortunato se il tempo aggiuntivo che hai guadagnato non ha ulteriormente peggiorato ed incancrenito la situazione, mostrandotela peggio di come l’avevi lasciata.
Vale per le piccole cose: una visita medica, una consegna al lavoro, un chiarimento con una persona…Vale anche per le cose più grandi: pensate, ad esempio, alla decisione sulla TAV, rimandata astutamente a dopo le elezioni europee, ma che tornerà al pettine come tutti i nodi che si rispettino; oppure al dossier Alitalia, nuovamente prorogato di un mese, ma che, prima o poi, presenterà il conto, e pure salato.
Come dicevo, buttare in là palla fa guadagnare tempo (e voti in questo caso) ma la realtà, prima o poi, reclama giustizia. È vero che talvolta l’attesa è un’arma vincente: si aspetta finché le cose trovino una loro naturale soluzione. Però, fateci caso, difficilmente accade per faccende importanti e serie. In questi casi o affronti il toro per le corna oppure rischi di venire infilzato.
C’è sempre un atteggiamento un po’ furbesco e scaltro dietro tutti i nostri rinvii, una tattica un po’ codarda ed imbrogliona, che spera che ci sia qualcun altro a toglierci le castagne dal fuoco e che sia il tempo (o qualcun altro per lui) a risolvere quella grana che non abbiamo avuto il coraggio di affrontare.