Ci risiamo nuovamente…tutti ancora appesi (e sospesi) a questa farsa tutta italiana: altri 40 disperati, da settimane in mare, fuggiti dall’inferno libico, in attesa che qualcuno riconosca loro il diritto ad un porto sicuro e ad un’accoglienza quantomeno umana.
Ci risiamo nuovamente, con questa sceneggiata che non ha alcun motivo reale, se non accaparrarsi qualche like in più su Facebook ed accarezzare le voglie più bieche e intolleranti che ciascuno di noi si porta dentro. Al di là della propaganda e del marketing politico, gli sbarchi continuano, un centinaio solo nell’ultima settimana. È sufficiente chiedere al sindaco di Lampedusa… “sbarchi anonimi”, come li chiamano, lontani dai riflettori della TV e dei giornali. Checché che se ne pensi, non abbiamo interrotto quel flusso umano che dalla disperazione libica vaga in cerca di speranza; l’abbiamo solamente nascosto, come la polvere sotto il tappeto, nell’illusione che scompaia… Così come abbiamo nascosto quella migliaia di esseri umani che hanno perso la vita nel mar Mediterraneo, diventata la tomba di molti migranti…
Ci risiamo nuovamente con questa nuova puntata di un reality fatto sulla pelle della povera gente, capace di deviare l’attenzione dai veri problemi del Paese: il rischio di un commissariamento da parte della Troika, il peso fiscale in aumento, l’ILVA a rischio chiusura, la TAV in forse, Alitalia ad un passo dal fallimento, una crescita prossima allo zero ed un isolamento ed una irrilevanza sullo scenario internazionale davvero imbarazzanti. Eppure siamo tutti qui a parlare di 40 disperati, che in qualunque paese normale, sarebbe accolti senza troppa spettacolarizzazione ed enfasi.
Ma aldilà dei capricci di uno solo, dove sono le istituzioni di questo paese? Il presidente del consiglio? E il Consiglio dei Ministri? Gli altri ministri competenti? Possibile che siano tutti precipitati in una afasia imbarazzante e colpevole?
Siamo davvero sicuri che, il nome di piccoli giochi di tattica politica, siamo disponibili a rinunciare a quel minimo di senso di compassione che ci rende uomini? Davvero siamo disposti a buttare a mare, insieme a un pungo di disperati, anche i valori della nostra cultura, conquistati attraverso secoli di lotte e divisioni? Vogliamo così facilmente dimenticare chi siamo, quello siamo diventati dopo due millenni di storia, smarrendo il senso del nostro passato ed offuscando la promessa del nostro futuro?
Siamone certi: i nostri figli ci chiederanno conto del mondo che stiamo costruendo…