Stamattina ho fatto colazione in compagnia di una simpatica tortora: seduto sulla terrazza davanti alla mia tazza di latte, osservavo il simpatico uccello che era appollaiato ad un metro da me, sul muretto del balcone. Teneva in bocca un lungo e sottile filo d’erba. Dopo pochi istanti la tortora ha preso il volo atterrando dentro la magnolia, poco più distante, dove l’uccello stava evidentemente costruendo il proprio nido.
È incredibile pensare che quell’oggetto così solido e compatto, capace di ospitare diversi volatili ed i loro piccoli, nasca dall’intreccio di fili così esili e minuscoli, da quell’arte “ingegneristica” del piccolo uccello che sa costruire la propria casa a partire da materiale così povero ed elementare.
La cosa ancora più sorprendente è che ogni nido, di qualunque natura e fattura, sia esso ornitologico o umano, prende forma, potremmo dire, un filo alla volta. Nessun nido nasce già fatto né si realizza nel corso di brevi istanti: serve tempo, pazienza e arte. La stessa pazienza ed arte che la piccola tortora ci stava mettendo stamattina quando ha sostato per qualche secondo sul mio terrazzo. Chissà quanti altri viaggi avrà dovuto fare in giornata per completare la sua costruzione, quanti altri fili avrà cercato e trasportato affinché il suo nido diventasse sicuro ed accogliente.
Non ci sono ricette magiche, nessuna scorciatoia, nessuna via preferenziale: la costruzione del nido, di qualunque nido, richiede questa cura meticolosa e diligente, scrupolosa e minuziosa.
È solo grazie a quel movimento ripetitivo e feriale, fatto un po’ con entusiasmo ed un po’ con noia, talvolta con passione e altre volte con stanchezza, che il nido della nostra vita vede la luce, che si struttura ed evolve e diviene sufficientemente solido ed affidabile da sopportare anche i temporali più intensi.