Oggi non scriverò del “governo del cambiamento” che si è già arenato dopo soli 14 mesi di navigazione… partito con l’idea di trasformare l’Italia ha inanellato una serie di fallimenti impressionanti (dalla crisi economica all’isolamento europeo, dalle crisi aziendali irrisolte al fenomeno immigratorio ancora tutto lì da gestire, per finire con un buco nei conti economici ancora tutto da colmare…).
Solo una noterella a margine a proposito delle parole: nel 1912 il transatlantico dal nome leggendario di “Titanic” (che solo a nominarlo ti viene paura) affondò scontrandosi contro un iceberg nella sera tra il 14 ed il 15 aprile… era impensabile che una nave con un nome del genere potesse affondare… sempre in quegli anni, tra 1908 ed 1910 l’esploratore e navigatore francese Jean-Baptiste Charcot esplorò l’Antartide a bordo della sua imbarcazione dal nome più modesto Pourquoi-Pas? (perché-no?)… lui andò e tornò con successo dalla sua spedizione… giusto per dire sulla pomposità dei nomi… a volta, come si dice in gergo, meglio “volare bassi”…
Veniamo a noi. Oggi invece volevo raccontare un fatterello minore e assolutamente irrilevante nell’economia complessiva delle cose: George Clooney va pazzo per il pecorino sardo. Il noto attore, dopo le sue frequentazioni sarde, si è innamorato del formaggio e se ne è fatto spedire la bellezza di 32 a Los Angeles in modo da poterlo offrire ad amici e futuri clienti. Pare anche che stia pensando di farci su del business… non male, eh…
Pensavo che siamo così “assuefatti” a vivere nel Belpaese che fatichiamo a riconoscere lo straordinario patrimonio di bellezza (in senso lato) che possediamo: monumenti, cattedrali, musei, quadri, ma anche paesaggio, mare e laghi, monti e colline. Ma poi anche il cibo: ricette, vino e pane, formaggi e carni, frutta e verdura e via dicendo. Pensate alla millenaria storia e cultura che è condensata in una fetta di pecorino sardo: quanta bellezza gastronomica, quanta arte, quanta sapienza e storia sono concentrati in un piccolo pezzettino di formaggio. Magari siamo sorpresi che uno straniero si innamori in questo modo di un semplice boccone di cibo, ma penso che sia davvero difficile per noi renderci conto della straordinaria bellezza in cui siamo immersi, la meraviglia dell’ambiente in cui viviamo, la preziosità della storia che abbiamo alle spalle.
Siamo davvero dei nani che camminano sulle spalle di giganti. Vediamo di ricordarcelo un po’ più spesso…