Con passo lento
Ogni viaggio possiede sempre una dimensione onerosa, faticosa, spesso pure dolorosa ed irritante. É quella parte di viaggio che sfugge al nostro controllo e alla nostra presa. É quel tratto di imprevedibilità che ogni viaggio, che si dica tale, sempre presenta, quell’elemento di misteriosa incontrollabilità che si presenta furtivo sul nostro cammino, sia esso quello del nostro peregrinare o del nostro vivere.
Ci piacerebbe che le cose andassero secondo un programma piano e lineare, seguendo le previsioni che ci siamo costruite nella nostra testa. Vorremmo che il viaggio rispettasse ritmi e tempi che abbiamo accuratamente definito, con dovizia di particolari e dettagli.
Ed invece ogni viaggio – e la vita non fa eccezione – include sempre qualcosa che all’inizio non avevi preventivato, arrivando spesso a scompigliare tutti i programmi, spazzandoli via come fa il vento d’autunno con le foglie secche.
Tutto questo ci irrita terribilmente perché ferisce la nostra aspettativa di governo delle cose, ricordandoci, senza alcun tatto, la nostra natura carnale e limitata, esposta continuamente all’imprevedibilità dell’esistenza.
Forse è per questo che viaggiare ci fa così bene e ci accresce in umanità…