Memoria e dimenticanza
Una cosa che mi affascina e mi meraviglia di ogni viaggio é quello strano equilibrio che si instaura tra l’esperienza del ricordare e quella del dimenticare.
Si viaggia anche per lasciare i soliti pensieri e le solite preoccupazioni, per prendersi un po’ di tregua dalle usuali incombenze e per sperimentare quella benedetta leggerezza che ogni viaggio porta con sé.
Eppure in questa strana “bolla esistenziale”, che é ogni viaggio, pare che i ricordi riaffiorino con particolare vigore ed insistenza. Addirittura emergono cose a cui non pensavi da tempo e che erano ormai scivolate nel ripostiglio del cervello.
Ma ecco che il viaggio funziona come una calamita per i ricordi più pesanti, ossia quelli che, essendo così ingombranti ed importanti, sono finiti sotto tutto, sommersi dalla pila di altri pensieri che li hanno sovrastati.
Ti ritrovi così a pensare a cose a cui da tempo non prestavi attenzione o a riflettere su dettagli che ti erano sempre sfuggiti o che avevi rimosso.
Il viaggio vive di questa singolare dinamica di memoria e dimenticanza, di cose che scompaiono e di cose che ritornano, di pensieri e parole che cedono la scena ad altri che risuscitano dal passato, come indelebili tracce mnestiche.