Il fatto è il seguente: Akech Bior, 19 anni, una delle più note modelle di origini sudanesi, vera star delle ultime sfilate di Chanel e Valentino, ha rilasciato una lunga intervista sui diritti umani a “Who Magazine”, nota rivista australiana. La ragazza ha raccontato la vita nei campi sudanesi e la precarietà che si sperimenta in quelle martoriate zone. Fin qui tutto regolare. Peccato che la rivista australiana, nel pubblicare il pezzo, abbia sbagliato la foto, utilizzando l’immagine di un’altra modella. E qui apriti cielo. E giustamente. Akech ha pubblicato un piccato commento sulla sua pagina di Instagram: «Una cosa del genere ad una modella bianca non sarebbe mai accaduto. Per i magazine le modelle nere sono tutte uguali ». Beh, come darle torto?
Non penso sia una questione di strisciante razzismo né di poca attenzione da parte della redazione della rivista, la quale, da parte sua, si è immediatamente scusata per l’errore. Forse la cosa è più subdola e sottile…
Pensateci: funziona così per tutte le cose che non conosciamo bene e che ci sono poco familiari. Se non capisci nulla di arte, un Rembrandt o un Vermeer sembrano la stessa cosa. Se non sei un patito di calcio, difficile distinguere un gol di Ronaldo da uno di Messi. Se non ami la letteratura, una pagina di Manzoni o una di Tolstoj suoneranno allo stesso modo. È solo quando diventiamo “esperti” di un argomento che iniziamo ad accorgerci delle sfumature, di quei piccoli dettagli che fanno la differenza. È solo allora che la pennellata di un Van Gogh diventa inconfondibile, così come un verso di Leopardi. È solo la “vicinanza” affettiva ed effettiva che rende le cose uniche e singolari. Ciò che resta nella zona grigia ci appare come confuso ed indistinto.
È solo “amando” le cose che le possiamo comprendere fino in fondo. È solo quando non restiamo loro estranei che esse si mostrano nella loro unicità.